Sassuolo, la società vince la sfida col tempo

La matricola Figc neroverde (61752) è quella più antica fra le squadre emiliano-romagnole approdate in A. Negli anni tanti i club falliti

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di Lorenzo Longhi

SASSUOLO

Sassuolo 61752, e non si tratta né di un codice postale né di una rivisitazione periferica del titolo di una serie televisiva anni Novanta ambientata a Beverly Hills. Infatti 61752 è il numero che identifica il club neroverde a livello federale: è insomma la matricola Figc, se vogliamo una sorta di codice fiscale, nel senso che si tratta di un codice univoco, e su quello non si sbaglia. Ecco, la matricola del Sassuolo è la stessa dai tempi dell’ultima fusione, quella del 1974. Sembra un dettaglio, ma al contrario proprio in questo dettaglio si può leggere un segno dei tempi che caratterizzano il calcio da alcuni decenni a questa parte: la matricola del Sassuolo è la più antica ancora attiva tra quelle di tutte le società emiliano-romagnole che hanno giocato in Serie A e la seconda tra quelle di tutta la regione che hanno avuto la ventura di affacciarsi al professionismo, dietro solo ai piacentini del Fiorenzuola (matricola 60701).

Cosa significa questo? Che mentre tanti altri club sono passati tra le forche caudine di fallimenti, esclusioni dai tornei e conseguenti radiazioni, con cessazione della matricola appunto, la continuità del Sassuolo rappresenta una rarità e un vanto per chi, nel corso di quasi cinquant’anni, si è passato le redini del club senza mai dover essere costretto a farlo rinascere dalle proprie ceneri.

Al contrario è quanto è accaduto a tutti i club regionali che hanno visto la A, realtà societariamente discontinue e rifondate che, sebbene rispondano pienamente all’articolo 52 delle Noif (le norme organizzative interne federali) della Figc circa la continuità della tradizione sportiva, nel corso del tempo hanno perso, alcune anche più volte, l’affiliazione, vedendo cessare appunto la matricola storica e identitaria. Il Modena, che a lungo si è potuto vantare di questo primato, il suo antico codice di affiliazione 31180 l’ha perduto nel disgraziato autunno del 2017: oggi vive sulla matricola 949438, un numero a sei cifre, recentissimi, come anche quelli di Carpi, Cesena, Reggiana e naturalmente Parma, che dal crac Parmalat in avanti ne ha cambiate addirittura tre, situazione che, se non fosse la matricola un codice necessario ma che spesso nemmeno i tifosi conoscono, sarebbe sufficiente per creare qualche problema di identità. Di cinque cifre è quella del Bologna (81706), ma non è più da tempo l’originale, un antichissimo 6920 revocato con il fallimento degli anni Novanta, mentre l’aspetto più curioso è quello che riguarda la Spal, la cui matricola attuale 71608 designava in realtà non il club ferrarese ma un’altra società della provincia, la Giacomense: con la fusione per incorporazione del 2013, grattando quindi sotto il marchio della Spal, si può trovare il codice di un club diverso, il pesce piccolo che ha salvato il pesce grosso facendosi mangiare.

Nel calcio attuale, del resto, dal punto di vista economico vige un darwinismo feroce e le matricole che non ci sono più lo raccontano molto chiaramente: negli anni i regolamenti hanno fatto sì che la tradizione sportiva dei club falliti non si perdesse, a prescindere dalle matricole, ma se c’è una cosa di cui a Sassuolo possono andare fieri è quella di non averne mai avuto bisogno.