Sassuolo, qui nascono i campioni di domani "I calciatori all’inizio devono poter sbagliare"

L’universo di Palmieri, dove sono passati, tra gli altri, Scamacca, Frattesi e Raspadori: "La Primavera ai playoff un risultato storico"

i Stefano Fogliani

SASSUOLO

Con l’Under 18 ha vinto il ‘Viareggio’ e potrebbe accedere alla final four scudetto, con la Primavera ha centrato uno storico playoff, negli ultimi mesi è stato premiato prima con il ‘Mino Favini’ poi con il ‘Maestrelli’, ma Francesco Palmieri, capo responsabile del settore giovanile del Sassuolo, non si accontenta. All’ottavo anno in neroverde, il dirigente barese – da giocatore una discreta carriera da centravanti, cominciata a metà negli anni Ottanta a Bologna – spiega come il progetto tecnico del vivaio sassolese sia, oggi, "ben oltre le aspettative, ma adesso che abbiamo ottenuto risultati importanti non bisogna accontentarsi, e occorre alzare l’asticella. Investendo ancora in strutture e facendo crescere i ragazzi, dando loro modo di affacciarsi alle prime squadre e dando loro anche modo di sbagliare, aspettandoli all’occorrenza". Dal ‘laboratorio’ che Palmieri allestì nel 2015, arrivato dal Parma, sono passati Scamacca e Frattesi, giusto per citare i più famosi, ma anche Erlic, che oggi gioca in A con il Sassuolo, Turati e Ravanelli che hanno dominato il campionato di serie B a Frosinone, Ghion e Pellegrini che hanno vinto i loro gironi di serie C con Catanzaro e Reggiana, fino a Raspadori che ha vinto o scudetto con il Napoli. "I settori giovanili sono strategici, ma bisogna ‘lavorarci’: quanto fatto fin qua a Sassuolo mi riempie di orgoglio ma non mi accontento. Qui abbiamo una proprietà forte, strutture all’avanguardia, quadri tecnici di eccellenza, ma un bacino di utenza limitato. Non è semplice ampliare il progetto tecnico, ma credo sia giusto, e doveroso, che le società investano sui giovani, li facciano crescere dando anche modo loro di sbagliare. Perché se non sbagli non cresci".

Il suo vivaio, invece, negli anni è cresciuto eccome (uno scudetto e una Supercoppa Beretti, tre tornei di Viareggio) ma adesso si tratta di "alzare l’asticella, e provare a fare altri passi avanti: i titoli restano, come i premi, e danno soddisfazione, ma devono essere punti di partenza per fare altro".

Pensa, Palmieri, a quelle ‘seconde squadre’ di cui si parla parecchio come "possibilità concreta di far crescere i ragazzi senza mandarli troppo lontano a farsi le ossa". E sogna un ‘salto in avanti’ per tutto il sistema calcio, "che sui giovani lavora, ma può fare molto di più". Nel frattempo, tuttavia, Palmieri si gode un finale di stagione tutto da vivere. "La Primavera ai playoff è un risultato storico, che mi riempie di orgoglio. Il gruppo c’è, ha qualità, è allenato benissimo da Bigica e adesso si affaccia agli spareggi-scudetto come mina vagante, mentre gli under 18, che hanno già vinto il Viareggio, hanno la possibilità concreta di andarsi a giocare lo scudetto alla final four, ed anche questo risultato va ben oltre le aspettative estive". Giovani talenti crescono, la sintesi, "ma per farli crescere al meglio – chiude Palmieri – occorrono più investimenti, risorse e idee: è vero che non è semplice, ma un settore giovanile florido è un’ipoteca sul futuro di ogni società".

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