Svolta Sassuolo, Alvarez ’mata’ il Toro al 93’

Una deviazione di testa dell’uruguaiano fa guarire la squadra di Dionisi dalla pareggite, arrivano così tre punti su un campo difficilissimo

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di Stefano Fogliani

Ritrova la vittoria, il Sassuolo, e che vittoria. Presentatosi all’Olimpico Grande Torino come vittima designata di un Torino che stava decisamente meglio, i neroverdi si inventano la gara perfetta, e la vincono anche dopo averla a lungo tenuta sul filo di un sottilissimo equilibrio.

Decide Alvarez, detto ’el canario’, nel recupero, ma ad onor del vero vale la pena ricordare che il Sassuolo la gara la fa, più che subirla, accetta la sfida e la vince correndo anche il rischio di perderla: segno che il gruppo, al netto delle assenze, c’è, e segno che un po’ di qualità alla squadra di Dionisi, è rimasta. Negli interpreti come nella cifra di gioco, che i neroverdi non hanno mai rinunciato ad esprimere. Soffrendo alla bisogna, ma ripartendo all’occorrenza e costruendo proprio su questo presupposto del ‘se vuoi puoi’ una vittoria pesantissima, che ridisegna la classifica e dà fiato ad una squadra che trae il massimo da una serata tutt’altro che semplice. Dentro la quale tuttavia il Sassuolo è voluto stare, e da protagonista, fino alla fine, passando pire all’incasso. Ma prima che i 90’ (più recupero) consegnino la gara ed il suo inatteso esito agli almanacchi, è a lungo partita a scacchi, quella tra Dionisi e Juric. Il primo manda in campo un 18enne come D’Andrea per garantire vivacità al confermato 4-3-3 che sposta a sinistra Laurentiè, il secondo gioca senza centravanti di ruolo. Equlibri inediti, insomma, per due squadre che si rispettano parecchio: guardingo il Sassuolo – con mediana più di lotta che di governo, complice Harroui dal 1’ – ma non meno attento un Toro che mica carica, nemmeno quando vede ‘rosso’.

I graffi in apertura sono granata, ma parliamo di conclusioni centrali, mentre il Sassuolo fa di ordine tattico e applicazione il dogma attorno al quale costruire la sua partita. Non di retroguardia, come ti aspetteresti, perché il Toro spazio ne lascia, e i neroverdi ci si infilano. Aggredendo gli esterni – Laurientè prima e D’Andrea poi, a ridosso della mezz’ora – senza tuttavia trovale il guizzo giusto, scoprendosi solo in un paio di occasioni che tuttavia passano in cavalleria. Anche perché una volta è Ferrari a rimediare ad un ‘buco’ su Seck e quando il Torino segna, 37’ p.t., c’è il Var ad annullare la rete di Lazaro per fuorigioco di Vlasic, mentre quando segnerebbe il Sassuolo, con Frattesi che si inventa una girata da corner quando corre il minuto 43 c’è il portiere granata Milinkovic-Savic ad opporgli un riflesso prodigioso. Uno stallo, insomma, per restare al gergo scacchistico: provano a scuoterlo, lo stallo, prima D’Andrea che cerca e trova Limilkovic Savic, poi Vlasic che trova il fondo. Ma soprattutto Juric con un triplo cambio che alza il baricentro granata. Aina per Lazaro, poi Pellegri e Sanabria: da zero centravanti a due per il Toro, che spreca con Djidji al 65’, prede campo ma non abbastanza per imporre al match la continuità attesa.

Il Sassuolo, così, si attesta su equilibri che lo mettono in vista del traguardo, e si fa addirittura vivo dalle parti di Milinkovic con una punizione di Laurentiè, alzando anche il pressing quando serve. Mette anche Alvarez nel finale, Dionisi, quasi a cercare il jolly. E lo trova, perché mentre corre l’ultimo minuto possibile è proprio ‘el canario’, con una testata chirurgica, a trovare lo spazio che serve a ‘miracolare’ i neroverdi.