La verità di Ngapeth: "Ho capito subito che con Stoytchev non poteva funzionare"

La versione di Earvin sulla rottura col mister: "Voleva cacciarmi prima di gara 2".

I giocatori ospiti a 'Barba e capelli'

I giocatori ospiti a 'Barba e capelli'

Modena, 18 aprile 2018 - La versione di Earvin. Potrebbe essere questo il titolo della puntata di Barba e Capelli nella quale Ngapeth, dopo cinque mesi di silenzio (non rilasciava interviste ai media locali dal 15 novembre) ha finalmente vuotato il sacco sulla sua stagione a Modena, sul rapporto con Stoytchev, sul futuro prossimo e remoto.

«Stoytchev ha voluto che non parlassi – racconta il fuoriclasse transalpino – perché voleva parlare solo lui, controllava lui la comunicazione».

Parole chiare e senza appello, che tradiscono il rimpianto di una stagione vissuta male e la voglia di ritornare al più presto.

Ngapeth, partiamo dall’inizio: poteva funzionare il progetto di Catia Pedrini?

«Catia aveva questa voglia di mettere assieme noi tre per un progetto che io all’inizio ho capito. Per questo un anno fa firmai un contratto di tre anni.

Avevo però detto a Catia, nel momento in cui è stata costruita la nuova squadra. che l’importante era riprendere Bruno, prendere Stoytchev sarebbe stato un rischio ma l’allenatore doveva sceglierlo lei».

Cosa non ha funzionato?

«Abbiamo certi valori, modi d’essere dentro e fuori dal campo che sono diversi da quelli di Rado. Quando siamo arrivati in palestra ho capito molto velocemente che non saremmo andati d’accordo: e lui ha fatto di tutto per allontanarmi da Catia.

E a novembre quando ha iniziato a chiamare altri giocatori da provare , per me era finita già lì. Rado ha questa grande capacità di toglierti la voglia di stare in palestra. E anche durante le partite fa il personaggio, fa finta di essere quello che non è. Mi dà molto fastidio».

Cosa è successo a Natale quando la società la escluse per la gara, poi persa, in casa con Padova?

«Stoytchev ha dei modi di fare e parole che ti toccano, forse non se ne rende conto. Ha detto qualche parola di troppo con mio fratello, parlando di me. Ci ho pensato tutta notte e il mattino dopo sono salito in ufficio e gli ho detto tutto ciò che pensavo, concludendo che finché fosse rimasto a Modena non sarei più andato ad allenamento. Però poi ho sentito Catia e sono tornato in palestra per allenarmi e scusarmi, ma arrivato al palazzetto non mi hanno fatto entrare. Poi è uscito un comunicato scritto da lui in cui si diceva che io non volevo più giocare. Non era vero Lui ha detto bugie per tutto l’anno».

Prima di gara 2 di semifinale, pochi giorni dopo il suo annuncio di aver firmato con Kazan, Stoytchev avrebbe chiesto la sua esclusione?

«Sì perché ho perso l’aereo del ritorno da Parigi e ho fatto tardi ad allenamento. Ma non è esistita la gestione dei giocatori per tutto l’anno».

C’è stato un problema anche di comunicazione?

«Mi ha disturbato che abbia parlato solo lui sempre. E nelle sconfitte gli unici responsabili siamo sempre stati noi: in gara 1 con la Lube sembrava avessimo perso solo per il rigore non trasformato da Urnaut nel tie-break».

Il gruppo qui è compattissimo, ci siete tutti…

«A livello di gruppo eravamo molto più uniti dell’anno scorso anche grazie alla capacità di Bruno di fare da collante. Tutti sono qui, è bellissimo».

Quando ha scelto di andare a Kazan?

«Presto. Ci sono poche squadre ad alto livello, quando arrivano certe proposte è difficile chiedere di aspettare. Senza Rado sarei rimasto al 100% a Modena».

Tornerà mai?

«Ho già parlato con Catia. Intanto direi a Bruno di restare se Stoytchev va via. Poi vedremo».