Mi sbagliavo.
Credevo di sapere tutto del mio figlioccio Greg Paltrinieri. L’ho visto ancora adolescente nuotare la finale dei 1500 stile libero a Londra nel 2012. L’ho visto consacrarsi campione sulla stessa distanza a Rio, nel 2016. L’ho raccontato, commentato, celebrato.
Eppure, mi sbagliavo. Meglio: non avevo capito del tutto la grandezza di questo giovane uomo emiliano, emiliano di Carpi, la terra di Dorando Pietri il maratoneta.
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Un mese fa, causa mononucleosi, Greg non si reggeva in piedi. Era aggredito dalla tentazione di gettare la spugna. Di non partire proprio per il Giappone. Quello che ha fatto nella finale degli 800 metri non è solo un grande risultato, premiato dall’argento.
È un miracolo. È la testimonianza di quei valori che rendono unico il Campione. Il cuore. Il coraggio. La voglia di sopravvivere sempre e comunque.
In Greg c’è tutto questo. A prescindere da quanto gli riserverà il seguito dell’Olimpiade, lui ha già vinto. Che Dio ti benedica, ragazzo.
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