Ahmed Jouider è morto per annegamento: l'autopsia esclude segni violenza

Non si trova la bici rossa con cui il 15enne si è allontanato da casa. "Qualcuno era con lui quella sera e l'ha portata via, facendola sparire”, sospetta Halim Bewbouchaib della comunità marocchina di Padova

Sommozzatori fluviali e, nel riquadro, il 15enne Ahmed Jouider

Sommozzatori fluviali e, nel riquadro, il 15enne Ahmed Jouider

Padova, 29 aprile 2022 – È morto per annegamento, sul corpo nessun segno di violenza. È il risultato dell'autopsia effettuata ieri sul corpo di Ahmed Jouider, il 15enne di Padova scomparso da casa il 21 aprile e trovato senza vita nel fiume Brenta cinque giorno dopo. Secondo la famiglia, intorno al caso sarebbe stato innalzato un "muro di omertà" che potrebbe nascondere la verità sulla morte del ragazzo. L'accertamento conferma inoltre che Ahmed non si sarebbe difeso prima di cadere in acqua, non vi è alcun segnale che faccia intendere che qualcuno lo abbia spinto giù dalla passerella che attraversa il Brenta.

Come si sta evolvendo la vicenda: 

Cyberbullismo: i sospetti

La Procura di Padova ha sequestrato cellulare, computer e PlayStation del giovane perché siano analizzati. È necessario ricostruire gli ultimi giorni di vita di Ahmed per capire se la pista del cyberbullismo sia quella giusta o se si sia trattato di un gesto compiuto per depressione. Il 15enne era stato da poco lasciato dalla ragazza, ma la sua famiglia esclude che un gesto disperato per amore.

A Padova, intanto, si fanno sempre più insistenti le voci su una presunta baby gang che potrebbe averlo spinto al suicidio, anche il padre di Henry Amadasun, il 18enne di origini nigeriane che lo scorso settembre si lanciò dallo stesso punto sul fiume Brenta, sospetta un collegamento tra i due casi. “Credo che le due storie siano legate”, la pensa così anche il sindaco di Cadoneghe, Marco Schiesaro.

Scomparsa la bici rossa

La famiglia di Ahmed è convinta che qualche amico sappia la verità. “Il fatto che la bicicletta rossa di Ahmed non sia ancora stata trovata, dimostra che probabilmente qualcuno era con lui quella sera e l'ha portata via, facendola sparire”, sostiene Halim Bewbouchaib, la rappresentante della comunità marocchina che in questi giorni sta accanto alla famiglia e oggi ha trascorso con la mamma di Ahmed e con la sorella buona parte della giornata. “Inoltre la mamma e la sorella di Ahmed sono convinte che qualcuno sappia come sono andate le cose – aggiunge la donna – e chiedono che si rompa il silenzio”.

Le indagini proseguono

In questi giorni il perito informatico nominato dalla Procura analizzerà il telefono e gli altri dispositivi elettronici di cui disponeva il ragazzo. Si cercherà di ricostruire la rete di relazioni del giovane, per individuare collegamenti che potrebbero spiegare il suo gesto.

In queste ore la polizia di Padova sta sentendo i ragazzi che conoscevano Ahmed, per capire se qualcuno avesse intuito il suo malessere, o fosse a conoscenza di persone che avrebbero potuto fare del male ad Ahmed. La procura indaga per istigazione al suicidio.