Covid, inchiesta test rapidi in Veneto: Rigoli imputato per depistaggio

Chiesto il rinvio a giudizio per il primario dell'ospedale di Treviso, Roberto Rigoli: secondo la procura di Padova, avrebbe fornito documentazione falsa sull'efficacia dei tamponi anti Covid

Roberto Rigoli, il microbiololo trevigiano che rischia il rinvio a giudizio

Roberto Rigoli, il microbiololo trevigiano che rischia il rinvio a giudizio

Padova, 22 luglio 2022 – È accusato di depistaggio, per aver fornito agli investigatori “documentazione fasulla” il primario trevigiano Roberto Rigoli, finito nell’inchiesta sull’acquisto di 500mila tamponi rapidi da parte di Azienda Zero, una spesa di oltre due milioni di euro che sarebbe stata autorizzata senza che le certificazioni sulla validità dei test.

Sono questi i motivi che hanno spinto la procura di Padova a chiede il rinvio a giudizio per l’ex coordinatore delle microbiologie del Veneto – punto di riferimento per la gestione della diagnostica anti-Covid subentrato nel 2020 al più noto Andrea Crisanti – imputato per irregolarità legate alla fornitura di test rapidi per il Covid-19. A renderlo noto è il Procuratore della Repubblica di Padova, Antonino Cappelleri.

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L’inchiesta

Oltre al capo d'imputazione di falso in atto pubblico, che lo vede imputato assieme all'ex direttrice di Azienda Zero, Patrizia Simionato che all’epoca si era occupata degli acquisti dei tamponi – per Rigoli è stato anche delineata l’ipotesi di depistaggio per quanto riguarda gli esiti della sperimentazione dei campioni dei test rapidi, effettuata al pronto soccorso dell'Ospedale di Treviso.

La documentazione fornita agli investigatori dallo stesso Rigoli avrebbe attestato la precisione al 100% dei risultati. In questa parte di indagine era stato coinvolto, con la stessa imputazione, anche il primario del pronto soccorso, Enrico Bernardi, che aveva dapprima confermato la versione di Rigoli, ma che in seguito ha ritrattato, e la sua posizione è stata così archiviata.

Padova, inchiesta sui test rapidi per il Covid. Zaia: “Fiducia a Flor”

Zaia: “Tamponi dello scandalo usati in tutto il mondo”

I tamponi diventati materia di inchiesta erano stati sbandierati da Zaia nelle sue dirette sul punto Covid come test in grado di sostituire i tamponi molecolari. “Ho il massimo rispetto per il lavoro della magistratura e auspico che faccia chiarezza con velocità, anche perché non è giusto che ci sia una gogna per le persone coinvolte”. Lo dice il Presidente del Veneto, Luca Zaia, commentato l'inchiesta della Procura di Padova sulla presunta mancata certificazione a norma dei tamponi rapidi adottati nella regione tra la prima e la seconda ondata Covid.

“Esprimo la mia stima ai due dirigenti indagati, in particolare al dottor Rigoli che conosco tra 30 anni: avrà modo di dimostrare tutto quello che sa di questa vicenda. Ricordo che i tamponi oggetto dello scandalo sono usati non solo in Italia, ma in tutto il mondo”, conclude Zaia.