Trapianto di cuore a Padova da cadavere: primo caso al mondo

Aveva cessato di battere da venti minuti. Il donatore un uomo colpito da 'morte cardiaca'. Consentirà l'abbattimento del 30% delle liste d'attesa

Padova, 15 maggio 2023 - L'eccezionale trapianto di un cuore che aveva smesso di battere da 20 minuti è stato eseguito nell'Azienda ospedaliera di Padova: il primo caso al mondo da un organo che aveva cessato ogni attività elettrica da un tempo così lungo. In passato era accaduto che fossero stati eseguiti trapianti con cuore 'fermo' da pochi minuti. Ma la legge italiana, in questi casi, prescrive che il prelievo da cadavere possa avvenire solo quando il cuore ha cessato l'attività da almeno 20 minuti. "Per primi al mondo - ha detto Gino Gerosa, direttore della cardiochirurgia padovana - abbiamo dimostrato che si può utilizzare per un trapianto cardiaco un cuore che ha cessato ogni attività elettrica da 20 minuti".

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Il donatore

Il donatore era un uomo colpito da 'morte cardiaca', con contestuali, irreversibili danni cerebrali, da rendere vano ogni accanimento terapeutico. La legge, anche in questo caso, impone l'osservazione per 20 minuti della residua attività del cervello, fino al suo spegnimento, prima di procedere con l'espianto del cuore.

Cardillo: "Incremento del 30% del numero di trapianti"

"Dati internazionali ci dicono che l'utilizzo di cuori da questo tipo di donatori potrebbe portare a un incremento del 30% del numero di trapianti di cuore, e questo potrebbe sicuramente migliorare il soddisfacimento dei pazienti in attesa di un trapianto". Conferma il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt), Massimo Cardillo. "L'intervento realizzato a Padova - ha affermato Cardillo - è sicuramente una nuova opportunità che nasce dall'esperienza che è già è stata fatta da anni in Italia nell'utilizzo di organi da donatore con accertamento di morte cardio-circolatoria. Già utilizzavamo fegato e reni e adesso siamo in grado di utilizzare anche i cuori, ciò grazie alla tecnologia e all'esperienza di centri come quello di Padova che hanno effettuato centinaia di trapianti di cuore". Questo tipo di interventi, ha chiarito, "si fanno già da tempo all'estero ed è un'esperienza molto consolidata; adesso parte anche l'Italia e questo è molto positivo. In Italia c'è un accertamento di morte con criteri molto rigorosi e questo ha reso tecnicamente un pochino più complesso l'utilizzo di questi organi. Oggi però riusciamo a farlo e ciò sarà di grande beneficio per i pazienti". Il direttore del Cnt ha quindi ricordato come nel nostro Paese oggi ci siano 600 pazienti che sono in attesa per un trapianto di cuore ed ogni anno si effettuano circa 250 interventi, quindi il fabbisogno non è attualmente soddisfatto: "Abbiamo dei lunghi tempi di attesa e purtroppo molti pazienti in attesa muoiono e non arrivano al trapianto. È pertanto importante utilizzare tutti gli organi e tutti i cuori disponibili dai donatori deceduti”. “Ovviamente - ha concluso Cardillo - ribadisco che il concetto importante è che i cittadini confermino il consenso alla donazione degli organi che si può esprimere in vita con varie modalità e il rinnovo della carta di identità. Questo è l'unico modo che abbiamo per garantire ai malati in attesa la cura e la terapia di cui hanno bisogno".  

Zaia: "Una giornata storica"

"E' una giornata storica per la sanità veneta e per tutto il Paese: l'equipe della Cardiochirurgia dell'Azienda Ospedale Università di Padova, diretta dal prof. Gino Gerosa, in collaborazione con la Cardiochirurgia di Treviso diretta dal dottor Giuseppe Minniti, ha compiuto il primo trapianto di cuore in Italia da donatore cadavere. Fino ad oggi nessuno era riuscito a trapiantare un cuore oltre i 20' dalla morte cardiaca imposta dalla legislazione. Così Luca Zaia, presidente del Veneto. Zaia ricorda che già nel 1985, grazie al professor Vincenzo Gallucci, Padova aveva effettuato il primo trapianto di cuore in assoluto. Oggi, con questo nuovo straordinario primato, la Cardiochirurgia padovana si conferma eccellenza internazionale. "E c'è di più - ha detto il presidente -: la possibilità di prelevare il cuore da donatore cadavere, a cuore fermo cioè, consentirà l'abbattimento del 30% delle liste d'attesa. Concretamente, salveremo vite" ha concluso Zaia.

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