Padova, liste false alle elezioni comunali: nei guai dirigenti di partito

15 indagati e 7 misure cautelari per alcuni militanti di un movimento politico emergente: avrebbero candidato a loro insaputa oltraottantenni e disabili gravi nel Padovano e in una ventina di Comuni italiani

Schede elettorali

Schede elettorali

Padova, 24 settembre 2021 – Liste elettorali false alle elezioni comunali, 15 indagati e 7 misure cautelari personali per alcuni militanti di un movimento politico emergente a livello nazionale, finito sotto inchiesta per aver candidato persone estranee al gruppo e a loro insaputa. Identità “rubate” di anziani ultraottantenni e persone con gravi disabilità fisiche. Agli arresti domiciliari il segretario nazionale del movimento, residente in Puglia, e l'obbligo di firma per dirigenti del partito e per due pubblici ufficiali autenticatori, interdetti temporaneamente dai pubblici uffici per un anno. Tra loro anche un vigile urbano di Rovigo, consigliere comunale a Barbona, nel Padovano.

Le indagini sono partite dal Veneto, dove nel maggio 2019 e nel settembre 2020 il movimento si era presentato alle elezioni comunali di Barbona e di Vighizzolo d'Este, entrambi nel Padovano. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Rovigo ed eseguita dalle Fiamme Gialle di Este, si è poi estesa a livello nazionale e ha portato alle misure cautelari per dirigenti del movimento politico residenti a Foggia, Lecce e Rovigo. A fare scattare l’inchiesta sono stati alcuni servizi trasmessi l’anno scorso in tv dal noto programma satirico “Striscia La Notizia”, nei quali si faceva riferimento alla presentazione di false liste elettorali per le elezioni comunali svoltesi in contesti territoriali di piccole dimensioni, dove le procedure sono più semplici.

Le indagini

È accaduto in diverse zone d’Italia: 23 i Comuni in cui il movimento politico aveva presentato i propri candidati per la consultazione elettorale del settembre 2020 nelle province di Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Genova, Imperia, Isernia, Perugia, Pisa, Potenza, Savona, Vibo Valentia e Vicenza, tutti aventi una popolazione inferiore ai mille abitanti e per i quali la normativa vigente prevede una procedura semplificata per le relative candidature. Più nel dettaglio, le liste elettorali e la documentazione di supporto sono risultate, all'atto della presentazione, falsificate, in quanto gran parte dei nomi in lista non solo non apparteneva al movimento di estrema destra, ma sono addirittura risultati ignari della propria candidatura.

L'articolata attività investigativa ha portato alla raccolta delle testimonianze di oltre cento presunti candidati tra il Veneto e la Puglia. I candidati - residenti principalmente nel foggiano e nel leccese - hanno dichiarato agli inquirenti di non essersi mai recati nelle province di Padova e di Rieti, luoghi in cui avrebbero apposto le proprie firme, sconfessando di conoscere i pubblici ufficiali autenticatori delle loro presunte firme. Addirittura, è emerso che i pubblici ufficiali che hanno “autenticato” le firme dei candidati (per legge, gli autenticatori possono essere anche dei consiglieri comunali) erano stati eletti consiglieri comunali in rappresentanza del movimento e che, nei giorni in cui sono avvenute le autentiche di firma, si trovavano in località del tutto incompatibili con quelle di esercizio della carica.

Alcuni dei candidati inconsapevoli hanno querelato i responsabili del movimento. Tra gli iscritti alle liste, anziani ultraottantenni o persone con forti disabilità fisiche, presentati per la nomina a consigliere comunale in località distanti migliaia di chilometri dalla propria residenza. Altro aspetto di assoluta criticità è che alcuni candidati - dopo essere stati eletti a loro insaputa nei consigli comunali - hanno successivamente rifiutato la carica, ponendo così l'Ente locale a rischio di commissariamento, con evidenti gravi ripercussioni sull'ordine democratico.

Reati contro il libero esercizio di voto

La predisposizione di false liste di candidati risulta essere gravemente lesiva dei diritti elettorali di ogni cittadino, poiché, intervenendo in una fase antecedente alle operazioni di voto, incide sulla manifestazione di diritti costituzionali in maniera persino maggiore rispetto ad altre alterazioni, come ad esempio la falsificazione di una scheda o di un certificato elettorale. Il risultato è il tentativo di sovvertire l'esito dell'intera votazione: il libero esercizio del diritto di voto viene sostanzialmente minato dalla indicazione di falsi candidati, a favore dei quali il cittadino ha espresso inutilmente la propria preferenza.

L’inchiesta, partita l’anno scorso, ha portato all’iscrizione di 15 persone sul registro degli indagati e, vista la gravità dei fatti rilevati, il Tribunale di Rovigo, accogliendo le proposte formulate dal Pubblico Ministero, ha emesso un'ordinanza applicativa di sette misure cautelari personali.