Padova, maratona trapianti: 7 pazienti in 36 ore con equipe di 120 sanitari

"Tra i donatori di organi anche dei veneti - ha detto il Governatore Zaia -. Lottiamo per il Covid ma non arretriamo sugli altri fronti. Abbiamo macchina perfetta e complessa".

trapianto sala operatoria

trapianto sala operatoria

Padova, 21 luglio 2021 - Sette trapianti di organo in sole 36 ore: è il primato conseguito dall'Azienda Ospedale Università di Padova.  La 'maratona' trapiantologica ha visto complessivamente 120 operatori sanitari impegnati; diverse le equipe in campo con anestesisti, chirurghi di più discipline di cui oltre 60 sanitari alternatisi in più sale operatorie nel fine settimana, da sabato mattina scorso fino a domenica. 

'Sostituiti' cuore, rene, fegato, pancreas

Il personale coinvolto nella complessa operazione ha compreso varie Unità Operative dell'Azienda ospedaliera euganea: è stato così possibile assicurare a sette persone di riacquistare una vita migliore grazie a donazioni multiple di organo.  Sono stati portati a termine un trapianto di cuore, due di polmone e altrettanti di fegato, un trapianto rene pancreas e uno di rene. I sette pazienti riceventi, sei Italiani e uno straniero, di età i 35 e i 66 anni, sono attualmente monitorati, sotto stretta osservazione clinica, in fase post operatoria. 

Zaia: "Grazie ai trapiantisti"

"Per la sanità veneta è stato un week end meraviglioso - ha sottolineato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia -. Lottiamo per prevenire e curare il Covid, ma non arretriamo su nessun altro fronte. Un riconoscente ringraziamento ai trapiantisti padovani, alle decine e decine di uomini e donne che hanno trascorso il fine settimana a salvare vite e a ridare un futuro a chi non ne aveva". 

Anche veneti tra i donatori

"Le capacità cliniche dei nostri chirurghi - aggiunge Zaia - sono note in tutto il mondo ma, quando si parla di trapianti, c'è dell'altro: una macchina complessa e perfetta, che coinvolge cento persone per ogni processo di donazione e trapianto, che parte da un centinaio di telefonate che si intrecciano, dal doloroso processo che porta all'assenso dei famigliari del donatore, dall'immediata disponibilità di tutti i sanitari coinvolti, dall'attivazione delle equipes. E quando in sala operatoria si accendono le luci, l'impresa è compiuta. La precisione di un orologio svizzero non basta. Serve di più. In questo caso c'è poi un valore aggiunto di grande significato: al nostro Centro Regionale Trapianti risulta che tra i donatori ci siano anche persone venete. La strada per incrementare il procurement di organi e tessuti, e rispondere a liste d'attesa nazionali, è ancora impervia, ma con la generosità dimostrata da queste famiglie che hanno donato gli organi di un loro caro che non c'è più, essere ottimisti è d'obbligo".