Parma, la Regione chiama l’Ue per risolvere la crisi dell’aeroporto

L’Emilia-Romagna conferma il sostegno da 48 milioni per lo scalo cittadino e quelli di Bologna, Rimini e Forlì. L’appello: “Servono ristori e nuovi investimenti”

Un passeggero in aeroporto (ANSA)

Un passeggero in aeroporto (ANSA)

Parma, 14 maggio 2021 – L’Emilia-Romagna prova un “atterraggio d’emergenza” per risolvere la difficile situazione degli aeroporti regionali. Come quello di Parma, duramente colpito dalla crisi economica generata dall’emergenza pandemica.

L’incontro con le eurodeputate Gualmini e Bosso

Per far fronte all’emergenza economica, la Regione ha infatti chiamato in suo soccorso l’Unione Europea organizzando un incontro tra l’assessore alle Infrastrutture e al Turismo, Andrea Corsini, le parlamentari europee Elisabetta Gualmini (Partito Democratico) e Alessandra Bosso (Lega), e i rappresentanti dei quattro scali regionali: Parma, Bologna, Rimini e Forlì.

“Noi confermiamo i 48 milioni di euro per i quattro scali – ha affermato l’assessore Corsini –, ma riteniamo che ci siano tutti gli elementi per agire sugli investimenti, quindi sul debito buono, anziché sulla liquidità. I nostri aeroporti hanno dei piani industriali in grado di sostenere la ripartenza a medio e lungo periodo”.

Corsini: “Per Parma ottenuto via libera per 12 milioni”

Secondo la Regione, infatti, bisogna intervenire su due questioni principali – sostegni e investimenti –, che vanno corrette per permettere di attivare gli interventi necessari alla ripresa economica degli scali nel post pandemia.

“Nel ribadire l’impegno della Regione di 48 milioni di euro per i quattro scali – ha aggiunto Corsini – ricordo che per Parma abbiamo già avuto il via libera per 12 milioni di euro, per Rimini, dopo un negoziato con l’Ue durato un anno, abbiamo avuto l’ok qualche settimana fa e tre milioni di euro arriveranno già quest’anno, mentre per Forlì stiamo cominciando il negoziato per impostare il dossier da presentare in Europa”.

E ha concluso: “Continueremo però a fare pressione sul Governo perché venga risolto questo paradosso e anche gli aeroporti possano entrare giustamente nel Pnrr”, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. I rappresentanti degli scali aeroportuali hanno invece chiesto di “disegnare un codice dell’emergenza, per non rischiare di arrivare troppo lunghi con le misure”.

I rappresentati degli aeroporti: “Non aiuti di Stato, ma investimenti”

“Non vogliamo aiuti di Stato – hanno spiegato –, ma risorse per gli investimenti e gli strumenti ideali in questo senso sono il Pnrr e poi il Recovery Plan. Non si capisce, infatti, perché gli aeroporti non possano essere considerati come infrastrutture che possono concorrere alla transizione ecologica con investimenti per la sostenibilità. Sarebbe un errore strategico escluderci proprio per il ruolo che possiamo giocare nel turismo”.

Dal canto loro, le eurodeputate Gualmini e Bosso hanno dato la propria disponibilità ad approfondire le questioni e a verificare lo spazio per eventuali deroghe, ribadendo che ci sono due canali percorribili. Uno nazionale, il Pnrr, e uno regionale: un pacchetto di oltre 100 miliardi di euro per la programmazione dei fondi strutturali 2021-2026, dentro il quale potrebbero rientrare anche gli aeroporti.