{{IMG_SX}}Pesaro, 25 giugno 2007 - Varata, dopo una navigazione non poco burrascosa, la società unica Aspes - Megas. Il via libera del consiglio provinciale è arrivato stamane al termine di una seduta fiume conclusasi con l'ok a delibera, statuto, accordo quadro e piano industriale del nuovo gestore al momento battezato Newco.


L’approvazione del “progetto di integrazione societaria da realizzarsi mediante fusione per incorporazione di Megas spa in Aspes multiservizi spa” ha rotto lo schema maggioranza-opposizione: 18 'sì' dell’Ulivo (Ds e Margherita) e dei Verdi affiancati a sorpresa dall’Udc (Carlo Ruggeri) e 12 'no' del centrodestra, Forza Italia e An, con parte della sinistra (Rc, Pdci e Sdi). Con uno schema di voto pressoché identico, a metà seduta, era stata respinta la richiesta di rinvio della delibera presentata in prima battuta da Rc e Pdci e che ha poi raccolto il consenso di Verdi (ma alla fine il consigliere Claudio Mari ha dato l’ok perché sono stati accolti i suoi tre emendamenti) e Sdi, e dell’opposizione di Fi e An.


La seduta si è aperta con la relazione introduttiva del presidente della Provincia Palmiro Ucchielli che ha parlato di "operazione strategica, per meglio dire 'mission' con l’obiettivo di razionalizzare i servizi pubblici locali per migliorare la loro qualità e contenere i costi". Ha ricordato che la fusione "è stata a più riprese sollecitata sia dal consiglio provinciale sia dai sindacati" e che rappresenta "un'opportunità unica per i cittadini del territorio". Per questo è stato necessario accelerare: "Altrimenti - ha fatto notare Ucchielli - si sarebbe perso il treno perché c’era il rischio che, facendo slittare la delibera anche solo di un anno, ci si sarebbe avvicinati troppo alla scadenza del mandato. Già siamo in ritardo per l’opposizione del Comune di Fano che non ha aderito".

 

Infine ha rassicurato i cittadini: "Tutti gli investimenti per depurazione, fognature e servizio idrico e le relative tariffe saranno decisi dall’Ato (l’Autorità di ambito territoriale ottimale) che è una società consortile pubblica".
Pur condividendo la strategia, hanno contestato il metodo Rc e Pdci: "L’accelerazione imposta alla delibera - ha scandito Paolo Binotti di Rc - non ha dato il tempo sufficiente per studiare e valutare bene la questione e per una più ampia partecipazione democratica".


Forza Italia è partita all’attacco con Settimio Bravi: "La fusione comporterà l’aumento delle tariffe, anche dell’igiene ambientale. Del resto è un male inevitabile per salvare Megas. In realtà la vera 'mission' sarà quella di Hera e delle sue casse. Dall’operazione saranno avvantaggiati il Comune di Pesaro e il Comune di Bologna mentre le zone interne perderanno su tutta la linea per l’aumento del costo dei servizi e la mancanza di investimenti".


Il consigliere di An Antonio Baldelli si è affidato ai proverbi: "La gatta frettolosa fa i gattini ciechi - ha ammonito -. E poi non si tratta di un’azienda unica ma di un’azienda dimezzata da quando Fano ha deciso di non partecipare. Se la delibera passerà la impugneremo di fronte all’autorità giudiziaria". Poi ha annunciato di allinearsi con Rc e Pdc per la richiesta di rinvio. La sua capogruppo Elisabetta Foschi ha sollevato invece questioni sulla "incompatibilità nel voto della delibera di alcuni consiglieri che fanno parte dei consigli di amministrazione o sono dipendenti delle società coinvolte nella fusione".


La parola è quindi passata al capogruppo dei Ds Giorgio Londei: "Con la seduta di oggi arriva al capolinea un atto programmato otto anni fa, era il 1999 quando si inserì la unificazione delle società nei nostri programmi elettorali - ha ricordato -, mi auguro che la vicenda si concluda come la 'partita' dei trasporti pubblici, lavorando per l’ingresso di Fano". E ha sottolineato: "Hera non è il mostro che ingloberebbe tutto, del resto il 54% della società è pubblico".


Dello stesso parere Federico Valentini della Margherita: "Il progetto è serio, rigoroso e attendibile, un rinvio non avrebbe senso perché uno o due mesi non cambierebbero nulla sul piano della conoscenza dei dettagli del piano".


Tra i favorevoli anche una parte della minoranza con Ruggeri dell’Udc che ha invitato il consiglio a "cogliere l’attimo fuggente della fusione per far fronte alla generale liberalizzazione dei servizi. Solo così saremo pronti ad affrontare il mercato. Servono decisioni rapide per evitare che altri colossi del nord e del nord est la facciano da padroni".


Mentre ha chiesto "una pausa di riflessione" il presidente del consiglio provinciale Leonardo Talozzi (Sdi): "Con Hera si dirottano le risorse fuori della nostra provincia con un indebolimento dei servizi delle aree interne".
Prima del voto finale sono stati accolti gli emendamenti della Margherita e le tre proposte avanzate da Claudio Mari dei Verdi per modificare lo statuto (parte dei guadagni della nuova società saranno destinati al risparmio energetico; alcune misure “anti scalata”; la sfiducia all’amministratore delegato può essere chiesta dai due terzi dell’assemblea).