{{IMG_SX}}Fano, 23 luglio 2008 - Un fanese premiato da Spike Lee. Il regista Andrea Lodovichetti con il suo cortometraggio a tematica adolescenziale «Sotto il mio giardino» ha vinto a Cannes il primo premio al Babelgum Film Festival di Spike Lee.

 

Il film, scritto a quattro mani con un altro fanese, Luca Caprara, e con le musiche originali firmate dal pesarese Mario Mariani, sarà proiettato oggi al Giffoni International Film Festival. Nei prossimi giorni approderà anche a Providence, negli Stati Uniti, e a Londra al Rushes Soho Shorts Festival. «Sotto il mio giardino» è già stato presentato con successo a Las Palmas de Gran Canaria in Spagna, al Festival del Cinema di Tangeri (Marocco) e al Festival Internazionale del Cinema Europeo di Lecce.

 

Qual è stata la tua formazione? ''Sono stato estremamente precoce e determinato in tutto quello che ho fatto. A 14 anni lavoravo in radio, a 16 realizzavo piccoli lavori audiovisivi, a 20 facevo l’animatore turistico scrivendo ed interpretando testi comici e surreali. Durante gli ultimi anni del Dams a Bologna, in seguito al successo di alcuni miei lavori-cortometraggi autoprodotti con una squadra tecnica tutta fanese, sono riuscito a superare le durissime selezioni ed entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, inserendomi contestualmente nel cosiddetto ‘giro’. La maggior parte dei lavori prodotti dal 2003 ad oggi, sono stati realizzati insieme a Luca Caprara, concittadino ed amico, nonchè socio in Lobecafilm, che ha sempre collaborato alla sceneggiatura''.

 

Cosa cerchi nelle storie che racconti? ''Non cerco un modello di storia in particolare. Cerco una storia, anche ‘piccola’, ma che valga la pena di essere raccontata. Sembra una banalità, ma non lo è. Non ho un ‘filone’ preferito: una bella storia è una bella storia. Poi sta a te raccontarla, emozionarti ed emozionare. In ogni caso, come nella vita, mi piacciono personaggi solitari, tormentati, riflessivi, attenti. Credo che ognuno di noi viva passivamente mille storie ogni giorno''.

 

Qual è stata la tua ‘gavetta’? ''E’ stata fondamentale. Soprattutto entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia e lavorare con uno dei piu grandi registi italiani del momento: Paolo Sorrentino. Sono molto legato a lui. Il lavoro di assistente alla regia (per i film ‘L’amico di famiglia’ e ‘Il divo’) è un passaggio talvolta durissimo, ma assolutamente necessario per intraprendere il lavoro di regista''.

 

Che cos’è il Cinema? E come dev’essere un buon film? ''Il Cinema, quello vero, è l’unione, l’incontro, l’amalgama di varie arti comunicative: la fotografia, la musica, il linguaggio, il testo, il corpo. Il cinema è il vero, grande ‘festival delle emozioni’ come ci ricorda Roland Barthes. Tendo ad annoiarmi con film di sola forma che diventano manierismo sterile. mentre mi innervosisco con film di soli contenuti che diventano mausolei di concetti fini a se stessi''.

 

L’ ultimo riconoscimento ricevuto in ordine cronologico è al Babelgum Film Festival di Spike Lee a Cannes. Te l’aspettavi? ''Detto in tutta franchezza, no. Già essere arrivato nella ‘Top 3’, ed esser quindi visto da Spike Lee, era per me un grande risultato. La categoria per cui ho vinto, denominata ‘Looking for genius’ era la principale del concorso. Un onore enorme: Spike Lee ha apprezzato moltissimo ‘Sotto il mio giardino’ tanto da premiarlo con il primo premio assoluto. E’ stata un’emozione unica conoscere un regista di tale calibro, parlarci, scherzarci. Esperienza impossibile da dimenticare e pure da raccontare''.