{{IMG_SX}}Urbino, 29 gennaio 2009 - Francesco Maria I della Rovere, IV duca di Urbino, era alto 1 metro e 66, aveva la gotta, da bambino aveva avuto problemi di sub rachitismo ma da adulto fu un perfetto condottiero e uomo d’armi. Il duca è stato 'ridotto all’osso' dalle indagini meticolose del professor Gino Fornaciari, ordinario di Storia della medicina all’Università di Pisa, che nei laboratori di Paleopatologia è riuscito a 'far resuscitare' un personaggio della storia ducale di grande valore, ma di cui l’opinione comune a volte si disinteressa.

 

Ieri mattina, i resti ossei del corpo di Francesco Maria, contenuti in una cassetta sanitaria che è servita per il trasporto, sono stati posti nel Mausoleo dei Della Rovere all’interno dell’ex Monastero di santa Chiara. Le spoglie ora si trovano sopra la cassa in legno che ospita il corpo, in gran parte integro, della moglie Eleonora Gonzaga. Gli studi del professor Fornaciari sono di grande importanza storico scientifica per gli esperti: ieri mattina, all’Isia si è svolta infatti una riunione organizzata dal presidente della scuola Giorgio Londei, con la partecipazione del sindaco Franco Corbucci, della Soprintendente Lorenza Mochi Onori, della dottoressa Maria Giannatiempo Lopez, funzionario della Soprintendenza di Urbino e della dottoressa Agnese Vastano, direttore storico dell’arte.

 

Ma all'esposizionedel professor Gino Fornaciari sui risultati degli studi anche l’orecchio più estraneo si sarebbe drizzato ad ascoltare: Francesco Maria I della Rovere, nato a Senigallia nel 1490 dalla sorella di Guidubaldo, Giovanna, e quindi nipote di Federico da Montefeltro, adottato dal papa Giulio II, duca di Urbino dal 1508, esiliato e poi rientrato in possesso del ducato, morì nel 1538, avvelenato dal suo domestico attraverso l’orecchio. Questa la sintesi della biografia, ma dai resti ossei del corpo il professor Fornaciari è riuscito a ricostruire tanti elementi della vita, le malattie e, di conseguenza, una parte della sua dieta: nessuna conferma, purtroppo, è stata data sulla causa della morte per avvelenamento perché per tale risultato, il professore e la sua équipe avrebbero dovuto avere a disposizione reperti organici molli andati perduti.

 

''Grazie alle tecniche perfezionate negli ultimi 30 anni siamo riusciti a ricostruire gli stili di vita di numerosi personaggi del passato — l’esordio del professor Fornaciari —: lo studio su Francesco Maria si è inserito in altre ricerche più vaste ma siamo stati lieti di intervenire, come sulla Corte Aragonese, anche su quella Urbinate''.

 

"Francesco Maria — prosegue lo studioso — alla morte era stato imbalsamato, come accadeva per principi e personaggi illustri, ma la mummia ha subito attacchi dall’ambiente umido e non si è ben conservato: dall’indagine morfologica classica è emerso che era maschio, questo dato non è poi così scontato, visto che in altri casi si è scoperto che i resti non appartenevano al personaggio pensato, era alto 1,66 centimetri, quindi una struttura media, da bambino aveva avuto problemi di sub rachitismo probabilmente dovuta ad un’alimentazione povera di vitamina D e di frutta, tanto che aveva le tibie piegate, e al poco sole che credo ricevesse dentro i palazzi della sua infanzia".

 

"E’ morto a circa 45, 50 anni, come si crede e dallo studio ergonomico dello scheletro fu un perfetto cavaliere e uomo d’armi, dato confermato anche dai 15 punti dello schema che noi utilizziamo nell’esame che sono stati tutti ritrovati. Era longilineo, ma vigoroso, lo vediamo dal cinto scapolare, indice della tanta attività fisica. Abbiamo diagnosticato la gotta, come aveva anche Federico da Montefeltro, questo perché mangiava tanta carne. Le indagini chimiche in corso — ha concluso Fornaciari — ci diranno di più sulla sua dieta, sulla quota di sale, di pesce ed altri alimenti ed anche se era esposto a piombo, molto usato al tempo per fermare l’acidificazione del vino. Sul viso non possiamo dire nulla perché è andato distrutto''.

 

Questa esposizione ha scatenato, nella riunione, l’interesse della dottoressa Mochi Onori per le implicazioni nella storia dell’arte: ''Il ritratto di Raffaello del Giovine con Pomo agli Uffizi (che si vede nel grafico a lato, ndr), tempo fa ospitato al Palazzo Ducale, potrebbe veramente ritrarre Francesco Maria I — ha detto la Soprintendente —: il fatto del suo rachitismo giovanile sarebbe una conferma''.

 

Peccato che per l’assenza di materiale organico molle non si possa verificare ulteriormente se il duca sia stato avvelenato dal barbiere: nel 1633, il corpo di Francesco Maria I fu svestito, messo in piedi, rivestito e manomesso. Questo comportamento, unito ad un avverso microclima, determinò probabilmente il suo disfacimento, a differenza del corpo della moglie Eleonora, che vestita solo di un saio francescano, resistenza femminile, rimase pressoché intatta per secoli.