{{IMG_SX}}Pesaro, 20 aprile 2009 - Presidente dell’ordine degli ingegneri della nostra provincia. E ora anche uno dei dirigenti di compartimento della Protezione Civile nazionale al seguito del sottosegretario Guido Bertolaso, massimo responsabile nazionale del governo guidato da Silvio Berlusconi quando il Paese è alle prese con la catastrofi. Manuela Manenti è socia di uno dei più noti studi tecnici della città, quello di Silvio Albanesi, professore ordinario di ingegneria del Politecnico di Ancona.

 

La Manenti è da diversi giorni all’Aquila, in Abruzzo, per la ricostruzione post terremoto dei vari edifici crollati con le numerose scosse telluriche che ancora tormentano la regione. Il suo incarico, arrivato con un decreto legislativo poche settimane prima del devastante sisma, è quello di coordinare il lavoro dei vari volontari. Non è semplice parlare con il professionista pesarese. Il suo telefono squilla, certe volte a vuoto, oppure a fatica si riesce a trattenerla alla cornetta.

 

"Qui c’è troppo da fare, le persone hanno bisogno di me, non posso parlare ora". Ma si fa sfuggire qualche parola: "Confermo il mio incarico, sono una dirigente del dipartimento nazionale della Protezione Civile. Gestisco l’operato dei volontari che arrivano qui da ogni angolo dell’Italia a dare una mano agli abitanti. Volontari civili ma anche ingegneri pronti alla ricostruzione di ogni tipo di edificio delle città terremotate. Chiedo scusa, mi chiamano. Devo lasciarla...".

 

Insomma, la notizia, confermata anche dalla stessa interessata, è più che ufficiale. Anche se le dichiarazioni rilasciate dal presidente dell’Ordine e dai suoi collaboratori in Abruzzo sono poche. Sono restii alle parole. Preferiscono darsi da fare... E non potrebbe essere diversamente perché si vogliono stringere i tempi per rendere la vita più agevole agli sfollati accampati nelle varie tendopoli. Un impegno non da poco quello che ha di fronte la professionista pesarese arrivata all’Aquila subito dopo la prima devastante scossa tellurica.

 

Diversa è la vicenda di una commercialista per professione, volontaria per vocazione e per coinvolgimento emotivo. "Sono abruzzese per metà — dice la signora Simonetta Paolucci, commercialista di Cagli —, ho zii e cugini che abitano a Cuppito e a Pettino, due paesi colpiti dal terremoto, le loro case sono danneggiate e sono attualmente sotto le tende, per cui ho pensato di intervenire". L’idea della signora Paolucci era quella di portare in Abruzzo "l’esperienza del terremoto che abbiamo subìto nelle Marche".

 

Si è messa in contatto con alcuni professionisti marchigiani suoi amici, architetti e ingegneri, ponendosi la domanda su come poter essere d’aiuto alla gente colpita dalla tragedia. "La cosa più importante che il terremoto ha insegnato a noi — dice la Paolucci — è stata che la priorità principale è quella burocratica: rilevamenti, schede e ispezioni tecniche devono essere portati a termine con tempestività e rapidità, proprio come venne fatto nel caso del sisma che ha colpito i nostri territori".

 

E dunque con questo messaggio e con la voglia di portare aiuto, la signora Paolucci, accompagnata da un professionista suo amico, si è recata a L’Aquila, per trovare i suoi parenti e anche per mettersi a disposizione, lei e il gruppo di suoi amici volontari, della Protezione Civile. Sono stati ringraziati, ma anche invitati a muoversi e ad operare attraverso i vari ordini e livelli di competenze, probabilmente per evitare il rischio di confusioni e di scarsi collegamenti.

 

"Abbiamo detto chiaramente che non eravamo di certo arrivati lì da Cagli per rubare spazio a qualcuno — dice ancora la signora Paolucci — e li abbiamo comunque invitati a non chiudersi a riccio, che non è il modo migliore per affrontare le cose". A questo punto la signora Simonetta Paolucci non ha certamente intenzione di demordere.

 

Annuncia: "Ognuno di noi si muoverà attraverso il proprio ordine professionale di appartenenza per potersi mettere a disposizione delle strutture della Protezione Civile secondo le procedure previste e assicurare il nostro apporto alla popolazione delle zone terremotate".