Pesaro, 17 febbraio 2010 - Si è da poco concluso il carnevale. Rabachén, la simpatica maschera pesarese, dal cappello a cilindro, è sfilato ieri, martedì grasso, in compagnia dell’immancabile moglie 'Cagnèra' per le vie della città, salutato festosamente da un pubblico numeroso. Intenso il clima di allegria e spensieratezza, reso più vivo dall’esultanza dei molti bambini presenti, che si abbandonavano alla sfilata dei carri e al lancio di dolcetti e a momenti di meraviglia e di euforia.

 

La manifestazione, superfluo a dirsi, ha pennellato di colore e di poesia tutta la città. Ma cos’è il carnevale? Una tradizione di origine antica, che risale presumibilmente al Medioevo, al VII secolo d.C, a quei festeggiamenti che si tenevano prima dell della Quaresima, al rito del fantoccio, la cui 'morte' purificava l’umanità dai mali passati ed era di buon auspicio per l’avvenire, festeggiamenti che si ricollegavano alle feste pagane in onore di Dioniso, dio greco del vino e a quelle romane in onore di Saturno.

 

Il carnevale, ormai celebrato in tutto il mondo, si caratterizza come un contenitore di meraviglie, ricco di immagini, suoni, canti, sapori, colori e... filastrocche. Nell’entroterra pesarese era diffusa, fin qualche decennio fa, la tradizione del 'cicle'. Bambini e ragazzi giravano per campagne e paesi annunciandosi con urli e schiamazzi pronunciando la filastrocca del 'cicle', che ora solo pochi anziani ricordano, con tali parole dialettali: "Cicle cicle, mascherina, se n’ c’è l’ov c’è la galina. ‘L baghen l’avet mazét su pe’l mur l’avét tachét. Se ‘n ve salta la fantasia sensa cicle n’voj gì via".

 

Chi davanti alla porta della propria abitazione, si trovava di fronte un gruppo di ragazzini mascherati, era, quasi, costretto ad offrire un 'cicle', un pezzetto di lardo, dato che era abitudine allora uccidere il maiale a gennaio/febbraio o più di recente dei dolci. Carnevale, però, non è solo il momento del 'look' insolito, dello scherzo, magari perpetuato ai danni di qualche vicino di casa poco simpatico, sempre giustificato dal detto "al carnevale ogni scherzo vale", è soprattutto il rito della maschera, del nascondersi, camuffarsi.

 

La maschera è un espediente di origine antica, ha svolto funzioni varie: religiose, funerarie, teatrali… e anche di divertimento, di beffa e trasgressione appunto a carnevale. Ma la parentesi del carnevale è chiusa. San Valentino, appena arrivato, ci invita ad amare, sia pure attraverso una forte campagna pubblicitaria che ci suggerisce quel che dobbiamo fare per la sua festa.

 

L’amore ha mille sfaccettature, ma un’unica matrice: il cuore, che sa elargire, se ascoltato, quella dolcezza di sentimenti che ci appaga e ci guida verso gli altri generosamente. Numerose sono le testimonianze d’amore rese immortali dai grandi personaggi della cultura, ma è convinzione comune che se si riparte dal cuore non occorrono dei modelli di comportamento eclatanti o impostati e suggeriti. Il cuore va oltre alla risata.