Il sub pesarese che vuole salvare le barriere coralline

Gianfranco Rossi rilancia l'allarme: "Abbiamo già perso la metà del patrimonio mondiale"

Una barriera corallina

Una barriera corallina

Pesaro, 23 marzo 2018 - La sua è una «missione quasi impossibile». Salvare dalla lenta e inesorabile distruzione le barriere coralline, tra le più grandi custodi di biodiversità della Terra. Del problema si parlerà stasera alle 21 al Club Sub Tridente, in una serata speciale in cui sarà proiettato il fim Chasing Coral, a cui seguirà un dibattito con i professori Carlo Cerrano (Politecnica delle Marche) e Massimo Ponti (Università di Bologna). Ad organizzare l’appuntamento, Gianfranco Rossi, noto istruttore subacqueo del Sub Tridente. Di professione fa il biologo marino ed è co-fondatore di Reef check Italia onlus, un’associazione scientifica dedicata alla protezione e al recupero delle scogliere del Mediterraneo e di tutte le aree coralline. Rossi organizza spesso viaggi alla scoperta del fantastico mondo sottomarino per monitorare il fenomeno dello sbiancamento dei coralli, causato dal riscaldamento degli oceani, ma anche da dirette e violente azioni antropiche.

Dottor Rossi, lei insiste nel dire che la perdita delle barriere coralline avrà pesanti ripercussioni anche da noi. Perché?

«Perché se si dovesse perdere questa preziosa e strategica risorsa, ci sarebbero vere migrazioni di massa, molto più consistenti di quelle attuali. Inoltre si ridurrebbero drasticamente le risorse ittiche disponibili».

Qual è l’importanza dei coralli?

«Il 25% della vita marina nell’oceano dipende dalle barriere coralline. E almeno mezzo miliardo di persone si affida ad esse per il cibo e i mezzi di sostentamento. Il loro valore ambientale ed economico è stimato in 375 miliardi di dollari l’anno. Esse forniscono l’habitat per la pesca, creano opportunità per il turismo (35 miliardi l’anno) e costituiscono una protezione naturale dall’ erosione costiera».

Ma la situazione è così grave?

«Negli ultimi 50 anni abbiamo già perso il 50% dei coralli del mondo».

Cosa si sta facendo per salvarli?

«Per esempio si stanno raccogliendo le banche del seme per preservarne la biodiversità, o elaborando progetti di restauro. Stiamo cercando di preservare questi fragili ecosistemi meglio che possiamo, intervenendo anche sul rallentamento dei cambiamenti climatici».

E’ vero che sotto le onde sono custodite potenziali sostanze salvavita?

«Gli organismi che vivono sulle barriere coralline sono le principali fonti di nuovi farmaci per il trattamento del cancro, l’artrite, l’asma, l’Aids e altre malattie. Eppure abbiamo esplorato solo il 5% dell’oceano, il che significa che c’è molto altro da scoprire».

Cos’è esattamente lo sbiancamento dei coralli?

«I coralli hanno bisogno di condizioni molto specifiche per sopravvivere. Se il loro ambiente diventa troppo caldo, l’animale sbianca ed è probabile che muoia».

Perché succede?

«Le alghe che vivono all’interno del tessuto di un corallo sono anche la sua fonte di cibo più importante. Se l’acqua diventa troppo calda, le alghe impazziscono e iniziano a produrre tossine piuttosto che cibo. Quando ciò accade, i coralli si liberano delle alghe velocemente. Questo è chiamato sbiancamento perché tutto ciò che rimane è il tessuto trasparente e lo scheletro bianco sottostante».

Cosa possiamo fare?

«Contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici. Ridurre l’inquinamento, in primo luogo da plastica e poi praticare immersioni e snorkeling sicure e responsabili: evitare di toccare la barriera corallina».

Dove sarà il vostro prossimo viaggio?

«In Indonesia, per la nostra prossima spedizione scientifica nel cuore del Triangolo dei Coralli».