Rossini Opera Festival 2019 Pesaro, Antonino Siragusa canta il 22 agosto

Il tenore siciliano protagonista del secondo Concerto di Belcanto

Il tenore Antonino SIragusa

Il tenore Antonino SIragusa

Pesaro, 20 agosto 2019 – Il tenore Antonino Siragusa, dopo il successo personale riscosso alle rappresentazioni di Semiramide, sarà protagonista del secondo Concerto di Belcanto (Teatro Rossini, 22 agosto, ore 16). Siragusa e l’accompagnatore al pianoforte Gianni Fabbrini sono fra gli artisti più assidui e raffinati del Rossini Opera Festival. Insieme presentano un programma che tocca Rossini con due arguti brani pianistici tratti dai Péchés de vieillesse (Peccati di vecchiaia) e un’aria fra le più terribili dall’opra Ermione, che Siragusa cantò trionfalmente al Rof del 2008.

Per il resto Siragusa – afferma il musicologo Marco Beghelli - propone una carrellata dei suoi cavalli di battaglia operistici, c’è il Mozart di Un’aura amorosa, con il quale darà prova della padronanza stilistica nel canto legato a fior di labbra. C’è la famosa aria di Tonio da La figlia del Reggimento che gli permetterà di sfoggiare con sicurezza otto e più Do acuti; c’è lo slancio appassionato dell’invocazione che Romeo intona al sole in Romeo e Giulietta; c’è la malinconia struggente della celebre Una furtiva lagrima. Insomma un’antologia di stili canori ed espressivi molto diversi fra loro che consentirà di apprezzare l’esecutore e l’interprete a tutto tondo.

Nella seconda parte del concerto, Siragusa si concentra sulla romanza da salotto di fine Ottocento e sulla canzone popolare di inizio Novecento che da essa deriva. Di Franceso Paolo Tosti ascolteremo due brani famosi e raffinati: la melodia di Ideale e la romanza L’alba basata su versi di Gabriele d’Annunzio.

Di Stanislao Gastaldon verrà proposta Musica proibita (1881), esempio felice di poche battute musicali capaci di rendere immortali il loro autore: una melodia solare scritta a vent’anni su versi propri, divenuta un modello per le canzoni di musica leggera dei decenni successivi. Il programma si conclude con una delle canzoni più celebri a livello mondiale: un canto d’amore in lingua spagnola non più rivolto ad una donna ma alla città andalusa di Granada (1932), intonato dal compositore messicano Augustin Lara in un tripudio si sensualità e colore.