Pesaro, 9 giugno 2010 - "Mi sento in colpa. Meglio se morivo io. Conoscevo Guido da appena due mesi. Tra noi c’era solo una amicizia ma giuro che non c’eravamo dati neppure un bacio. Lo bacerò per la prima volta sulla sua bara". Parla Raffaella Rossini, 42 anni, la donna che alla fine di ogni storia d’amore si vede inseguita dagli ex decisi a tutto, persino ad uccidere.

 

Come ha fatto Giovanni Broccoli, 30 anni, pesarese, disoccupato, già ricoverato nel luglio 2009 in psichiatria e per quattro anni circa l’uomo di Raffaella. Nell’androne del palazzo di via Giolitti, al civico 184, non c’è più traccia dell’omicidio. Il campanello della donna è tutto rotto. L’unico, gli altri sono integri. Il nome Rossini si vede a malapena.

 

Al citofono, la voce è ferma e chiara: "Non mi sento di parlare, o forse sì, ma al citofono. Mi trova qui in casa per sbaglio perché mi sono trasferita fuori per qualche giorno. Posso dire che Guido Volterri era solo un amico. Forse sarebbe nato anche l’amore ma adesso non eravamo a quel punto".

 

"L’assassino, quel maledetto che non perdonerò mai e a cui auguro il peggiore degli inferni sia in vita che dopo la morte, mi stava perseguitando da cinque mesi. Non l’ho denunciato perché non volevo rovinarlo, era ancora giovane. Ho parlato con i suoi genitori, gli ho detto di stargli vicino ma lui era come impazzito. Dopo il ricovero in psichiatria dell’anno scorso, aveva cominciato a bere, a fumare spinelli, a diventare violento con chiunque mi avvicinasse. La sera del delitto, mi aveva telefonato al cellulare mentre mangiavamo".

 

"Si era nascosto dietro la porta di casa e aveva capito che in casa c’era un uomo, che lui non conosceva. Non l’aveva mai visto. Ho passato il cellulare a Guido e lui ha risposto a quel criminale dicendogli che non stava facendo niente di male e se voleva parlargli si potevano vedere anche subito. Così è sceso nell’androne del palazzo, ma quel maledetto era fuggito per andare a casa a prendere il coltello".

 

"Ha aspettato la fine della cena, e quando ho salutato Guido dandogli un bacio nella guancia, lui ha capito da dietro alla porta che fosse un bacio in bocca. E’ sceso di corsa e ha preparato l’agguato. Quando ho sentito un lamento e un rumore di un corpo che cadeva di schianto, sono uscita di corsa e ho visto Guido che stava morendo. Aveva uno squarcio nel fianco da cui usciva tanto sangue".

 

"Ho infilato la mano per cercare di fermare quel fiotto rosso e non ci riuscivo. Non lo dimenticherò mai. Non doveva finire così, Guido era già stato tanto sfortunato nella vita: gli era morta la madre da piccolo, poi un fratello per droga. Come a me. C’eravamo conosciuti a Fano due mesi fa, per caso. E ci siamo visti sì e no cinque o sei volte sempre di martedì pomeriggio perché mia figlia deve andare a Fano in quei giorni".

 

"Avevamo tante cose in comune, e poi mi piaceva la sua gioiosità, spontaneità, era una persona speciale. Sarà il mio angelo custode. Sarebbe sicuramente nato l’amore ma ancora eravamo lontani da ogni intimità". Mi scusi la domanda, ma lei si è chiesta perché è perseguitata così tanto dai suoi vecchi amori? Il suo ex marito è finito in carcere per stalking, l’amante successivo è arrivato ad ammazzare.

 

"Io non mi sento bella né fatale né arraffauomini. Sono normalissima, spontanea. Purtroppo con l’assassino (lo chiama sempre così ndr) ho sbagliato a dar retta all’istinto e ad andare con lui. Ha ammazzato un angelo e ora mi sento in colpa per non aver previsto una tragedia così. Quando passo nell’androne del palazzo, risento l’odore di Guido, rivedo il suo sangue. Devo andarmene da qui il prima possibile. La casa è in vendita. Subito".