Pesaro, 16 settembre 2010 - "Per me la storia è chiusa. L’appalto per la costruzione dei nuovi moli è sciolto. Io vado avanti con la richiesta fatta davanti ai giudici e cioè con la rescissione del contratto e con una richiesta danni che è di 4 milioni e 600mila euro". Le parole sono di Giovanni Cimorelli, assieme al fratello titolare della ditta 'Idresia' di Isernia che aveva vinto l’appalto per un importo di 12 milioni di euro per l’allargamento del porto con la costruzione di due nuovi moli 'a tenaglia' che avrebbero portato alla realizzazione di un nuovo bacino d’espansione.

E tutti i tetrapodi che sono sui moli che fine fanno?

"Quelli sono stati pagati e quindi restano lì perché sono proprietà delle opere pubbliche e quindi dello Stato. Non hanno nemmeno cercato di arrivare ad un compromesso".

 E tutto il materiale di lavoro che avete ancora lungo tutte le banchine portuali?

"Aspettiamo solo che il Provveditorato di Ancona ci dia l’ok e noi portiamo via tutto".

Si dice che tenete questo atteggiamento perché siete in difficoltà finanziaria. Cosa rispondete?

"Non è assolutamente vero. Il nostro capitale è di 2 milioni e tutti versati. Stiamo lavorando in tutta Italia e con nessuno abbiamo problemi. Questi pensavano di farmi lavorare durante l’inverno col mare brutto e tutti i problemi che insorgono e mi hanno invece fatto tenere il cantiere bloccato nel corso dell’estate quando invece si poteva procedere tranquillamente. Ma scherziamo? Già ieri avevo inviato un fax per dire che non ci saremmo presentati alla riunione in programma alla Capitaneria. Quindi quale meraviglia se non ci siamo presentati?".

 

Questo lo stato dei fatti alla fine di ieri mattina quando Capitaneria e Opere Marittime di Ancona volevano prospettare all’ 'Idresia' le soluzioni trovate per eliminare il problema dello smaltimento della sabbia, nodo centrale della vicenda. Si offrivano due soluzioni: un punto di raccolta delle sabbie scavate dai fondali nell’area davanti ai Postelegrafonici; o una specie di cassa di mille metri quadrati davanti l’ex consorzio in via Calata Duilio.

 

Soluzione che non è stata presa nemmeno in considerazione dai fratelli Cimorelli. A questo punto si è davanti ad un vero disastro. Da una parte l’Idresia dovrà smobilitare il cantiere in piedi tra il molo di Levante e l’altro nel grande piazzale tra i Due Porti. Non solo le Opere Marittime dovranno andare ad un secondo appalto e quindi è difficile stimare quanti mesi (o anni) passeranno prima che un’altra ditta subentri per portare a conclusione i lavori praticamente inesistenti perché tra un contrattempo e l’altro il nuovo molo di Levante è avanzato verso il mare per soli 40 metri sui 270 previsti.

 

Situazione che rischia di trasformarsi in un disastro soprattutto di tipo 'estetico' con i tetrapodi bloccati lì per anni. Nella tarda mattinata di ieri il Comune, nella persona di Franco Arceci, aveva cercato di nuovo di tessere le fila di questo pasticcio contattando sia i titolari della «Idresia», sia attivando il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Ancona. Tentativo di mediazione molto difficoltoso specie alla luce della nettissima chiusura che Giovanni Cimorelli ha fatto telefonicamente.

 

Un vero guaio: il tutto per la questione dello smaltimento delle sabbie di escavazione davanti all’imboccatura del porto. Situazione in piedi da tanti anni che non si riesce a superare, non solo a Pesaro, ma in tutta la Regione. Questo perché nessuno ha chiesto al ministero dell’Ambiente un sito di scarico in Adriatico di questi materiali, come ha fatto la vicina Romagna. Soluzione che avrebbe messo il cuore in pace anche dei tanti comitati del porto preoccupati per i materiali pesanti che le sabbie presentavano in un’analisi compiuta dall’Arpam.