Urbino, 3 maggio 2013 – Urbino e il mondo dell’arte hanno perso Carlo Ceci, pittore, litografo, illustratore, studioso di storia dell’arte e del costume, costante ricercatore della tecnica e della stampa litografica.

Carlo Ceci era nato a Chiaravalle il 27 novembre 1917, aveva vissuto dal ’32 sempre a Urbino, dove era arrivato per frequentare l’Istituto Statale d’Arte nel corso di Decorazione e illustrazione del Libro in cui prese l’abilitazione per insegnare litografia nel 1937; in seguito si iscrisse all’Accademia di Brera a Milano a decorazione e fu allievo di Giuseppe Palanti e amico di Arnoldo Ciarrocchi.

Nel novembre del 1944 Francesco Carnevali, direttore dell’Istituto d’Arte di Urbino, gli offrì la cattedra di Incisione litografica che tenne fino al 1978. Nel 1990 il Rettore Carlo Bo gli chiese di insegnare “Stilistica e Scuola del Costume” all’Università Itinerante. Ceci fu amico e “compagno d’arte” di altri maestri come Renato Bruscaglia e Pietro Sanchini, con i quali condivise intenti artistici, diede vita e continuità a iniziative culturali per la città: a Ceci il merito di aver dato impulso all’associazione Pro Urbino, al teatro rinascimentale, al cineforum, ai viaggi d’istruzione della Scuola del libro, di aver fatto parte di quella sessione dell’Accademia Raffaello, gli Amici dell’Accademia, che organizzava mostre, dava vita alle pubblicazioni. Carlo Ceci, negli anni Cinquanta e Sessanta, era considerato la novità dell’incisione della Scuola di Urbino insieme ad altri artisti e molti suoi alunni sono diventati maestri affermati. E’ rimasto a Urbino fino a poco tempo fa, quando, ormai stanco e malato, è andato ad abitare da una nipote.


Molti urbinati conoscevano i meriti e i talenti dell’artista, tanti cittadini, invece, ricordano l’uomo, quel professore che camminava per il centro storico, che si poteva incontrare al bar Vecchio Mulino, anche a tarda primavera con il maglione di lana, che aveva sempre una battuta taglientissima, che parlava di “cose cittadine” con senso critico, ma poi faceva esplodere un sorriso capace di rischiarare l’atmosfera. In tanti, ricordano l’ultimo evento cui il professore Ceci prese parte, la mostra e la festa per i suoi 90 anni, nel 2007 nelle sale del Castellare e poi al Museo della Città, realizzata da Comune, Accademia Raffaello, Istituto d’arte e Università: in esposizione 34 tempere degli anni ’60 e ‘70, che rispecchiavano lo stile “garbatissimo” nell’uso raffinato del colore e delle forme essenziali e ordinate.

Per i suoi 90 anni il professor Gastone Mosci scrisse: «Lo stile di Carlo Ceci lo troviamo nel suo foglio d’arte, nel suo sorriso obliquo, nel suo ritmo vitale, nel suo essere: di uomo e di artista che onora Urbino».

«Se ne va una persona gentile, prima di tutto, colta, intelligente, che ha regalato a Urbino delle aperture e delle conoscenze straordinarie», il ricordo di Carlo Ceci del presidente dell’Accademia Raffaello Giorgio Cerboni Baiardi spazia dall’uomo all’artista, all’intellettuale: «E’ stato un maestro come pochi da 70 anni a questa parte, un Accademico pieno di idee e di finezze, ha allevato generazioni di artisti aperti alla cultura e dato energia alla vita della città», conclude Baiardi.

«La morte del professor Carlo Ceci - dice il sindaco di Urbino Franco Corbucci - è una notizia molto triste. Ci lascia uno dei grandi docenti della storica “Scuola del Libro” di Urbino. Era una persona molto legata alla nostra città, uno di coloro che nei decenni passati aveva dato un contributo alle iniziative culturali urbinati, come ad esempio, la bella stagione del Teatro Rinascimentale di Corte, alla cui realizzazione Ceci collaborò. Di lui ho un bel ricordo: nel 2007, avevamo organizzato un momento celebrativo per i 90 anni del docente; sempre per la medesima ricorrenza, l’assessorato comunale a Cultura e Turismo guidato da Lella Mazzoli, aveva organizzato una bella mostra di opere di Carlo Ceci nelle Sale del Castellare del Palazzo Ducale. In quell’occasione, con la sua solita carica di ironia, Ceci cercò di nascondere l’emozione davanti a tante persone che lo celebravano. E diede esempio di grande vitalità. Nel giorno del compleanno, assieme all’assessore Mazzoli, nel Museo della Città, avevamo preparato una piccola festa con tanto di torta. Mi piace ricordare Carlo Ceci con addosso la felicità di quei momenti».

Tra i tanti ricordi, straordinario quello di Giuliano Donnini che lo ha conosciuto e seguito all’Istituto d’arte: «Sapeva prendere un ragazzo tra i meno brillanti e renderlo eccellente, da grande maestro qual era». Sabato 4 maggio 2013 alle 14 si svolgono i funerali in Duomo.
 

di Lara Ottaviani