Urbino, 20 giugno 2013 - POCHE speranze per l’apertura dell’Iran e soluzioni in Afghanistan, ottimismo per il giornalismo dei nuovi media: il giornalista della Cnn Wolf Blitzer, esperto dei rapporti, dei conflitti e della politica del Medio Oriente si aggira per i vicoli di Urbino, scortato dal presidente dell’Urbino Press Award Giovanni Lani e dal giornalista Gabriele Cavalera, alla vigilia della consegna del premio, tributato alla stampa americana, in programma per questa mattina nel salone del Trono di Palazzo Ducale di Urbino. L’atmosfera raccolta delle viuzze rinascimentali non distoglie nemmeno per un attimo il volto della Cnn, conduttore della trasmissione “The Situation Room”, dal caos della politica estera.

Come pensa possa risolversi la guerra civile in Siria?
«E’ una situazione terribile: ci sono soluzioni pessime che si possono intravedere e altre ancora peggiori. Il mio cuore è molto toccato quando penso alla popolazione siriana, ai rifugiati. Ci sono forze esterne che sono arrivate in Siria per dare supporto al Governo ad Assad, dall’Iran, da Hezbollah, e poi c’è una coalizione che sta combattendo queste forze. La situazione è complicata e le evoluzioni prevedibili sono solo spiacevoli».

Cosa pensa dei foreign-fighter, reclutati in Europa, che poi tornano nei loro paesi e costituiscono un pericolo terroristico?
«Ce ne sono molti e non vengono solo dall’Europa, ma sono anche americani per combattere il regime di Assad: il presidente Obama è in una situazione delicatissima ed deve decidere cosa fare, capire chi sta dalla parte giusta».

Quali invece le prospettive di dialogo tra Stati Uniti e Iran, dopo l’elezione del nuovo presidente?
«Non sono molto ottimista: la tensione con l’Iran è stata enorme, se ci fosse un’apertura, se il nuovo presidente ottenesse dai leader religiosi sufficiente potere per dare il via a un percorso di trasparenza anche legato al programma nucleare, bisognerà cogliere queste opportunità di dialogo».

C’è secondo lei una reale possibilità di accordo tra i Talebani e il Governo afghano e gli Usa?
«Sull’Afghanistan sono molto pessimista, anche se spero di sbagliarmi: spero che dopo tanti anni di combattimenti, di soldati americani e vite perse, non sia tutto perduto. Non sappiamo cosa accadrà quando tutte le forze venute dall’esterno se ne andranno. Potrebbe accadere lo stesso che succede in Iraq, con grandi conflitti, terrorismo, di cui non sentiamo molto parlare».

Come riesce il giornalismo a raccontare questi fatti e qual è l’apporto di Twitter e dei social media?
«Nel mio lavoro devi sapere molto di tutto: devo studiare e imparare tutti i giorni. Con la Cnn, tutto il mondo ti guarda e se fai un errore, chiunque, attraverso i social media, te lo fa sapere. Sui nuovi media sono molto ottimista: una volta c’erano solo i giornali, poi è arrivata la radio, molto più veloce, che avrebbe ucciso il mezzo tradizionale, ma non è successo. I social media, Twitter danno grande ricchezza: sta alla gente capire chi è affidabile o quali notizie sono da cestinare».

Lara Ottaviani