Urbino, 2 febbraio 2014 - «Se sarò sindaco, Antonio Paolucci sarà il mio assessore alla Cultura, è stato lui a proporsi e questo rafforza la mia candidatura». Vittorio Sgarbi è entusiasta, gli parli di Urbino e si rasserena, diventa un fiume in piena di idee, nomi e progetti. Ieri sera raggiunto al telefono dopo un lungo convegno urlava un secondo prima di dire "pronto", ma appena sente l'accenno alla città ducale il suo umore cambia.

«Ho incontrato Paolucci a Forlì per l'inaugurazione della mostra sul Liberty allestita ai musei San Domenico, sapeva della mia candidatura e mi ha detto: "Se vai a fare il sindaco di Urbino, io vengo a fare il tuo assessore alla Cultura, insieme ci divertiamo". La sua autocandidatura mi ha fatto immensamente piacere, non solo perché siamo amici da tanti anni e condividiamo le stesse vedute, ma soprattutto perché darebbe alla città un prestigio di altissimo livello. Urbino chiama le persone che hanno la passione per la bellezza, da questo punto di vista è una città come Firenze».

Nonostante Paolucci sia una personalità di levatura nazionale - è direttore dei Musei Vaticani dal 2007, è stato ministro per i Beni culturali tra il '95 e '96, soprintendente di Venezia, Verona, Mantova e Firenze, commissario straordinario del governo per il restauro della Basilica di Assisi dopo il terremoto del '97 - ha un rapporto forte con la città ducale, di cui ha curato il restauro di piazza Duca Federico ed è cittadino onorario dal 2008.

«La sua proposta mi dà ancora più forza, Paolucci l'ha lanciata perché sul tavolo c'è il mio nome, non credo che lo avrebbe fatto per un altro candidato a sindaco», sottolinea, ironico, Sgarbi.

Rimangono campo anche i nomi di Oscar Farinetti, Carlo Petrini e Brunello Cucinelli per la sua giunta?

«Beh, quelli sarebbero assessori onorari, che avranno un ruolo nella vita della città. Li ho indicati come linea di pensiero, come simboli del rinnovamento culturale che vorrei intraprendere. Paolucci sarebbe, invece, un assessore concreto».

La sua candidatura potrebbe essere messa a repentaglio daciò che succedealivellonazionale nelle alleanze del centro sinistra?

«Siamo d'accordo con Angelo Bonelli (presidente della Federazione dei Verdi, ndr) di aspettare di vedere come si compone il quadro nazionale. Si potrebbe aprire la prospettiva di elezioni politiche in contemporanea con le amministrative, in quel caso sarebbe inutile ostinarsi ad andare avanti su Urbino, attuando gesti di rottura con il Pd se poi saremo alleati con Pd alle politiche. E' anche per questo che il vicesindaco, Lorenzo Tempesta, non ha ancora rassegnato le dimissioni».

Nel caso si vada alle elezioni, le hanno proposto di candidarsi al Parlamento?

«No, in quel caso tutto dipende dalle segreterie nazionali e per i Verdi l'unica opzione percorribile è allearsi con il Pd».

Cosa risponde al segretario del Pd urbinate, Gian Franco Fedrigucci, che ha giudicato la sua candidatura incompatibile col partito, perché "mina i nostri valori etici e morali"?

«Respingo con forza critiche di questo tipo. Sono grande amico di Renzi e Cuperlo è tra le persone che frequento più spesso. Chi pensa che io non sia compatibile con i valori del Pd è un politico vecchio stampo, grottesco. Vorrei sapere quali sono i principi morali di Fedrigucci, evidentemente il segretario locale è rimasto indietro, mentre Renzi è andato avanti. E poi si dovrebbe vergognarsi di far parte di un gruppo dirigente che ha permesso di realizzare uno scempio come quello di Santa Lucia, i suoi valori sono incompatibili con la civiltà. Se non c'ero io Urbino sarebbe andato avanti con il progetto di De Carlo per la Data, mentre lui non l'ha ostacolato, per questo dico che è lui incompatibile moralmente con me, perché rappresenta un gruppo di "cementificatori"».

di Valentina Bicchiarelli