Pesaro, 30 maggio 2014 - Era il compagno della madre. Ma ben presto è diventato il violentatore seriale delle due figlie minorenni della donna, che convivevano nella stessa casa. Tutto questo dal 2008 al 2013, prima a Pesaro e poi a Bari dove nel frattempo si erano trasferiti. Il violentatore aveva messo incinta prima la figliastra più piccola, di 12 anni, inducendola ad abortire e poi la più grande di 14 anni, mandandola ugualmente ad abortire in ospedale.

Tutto questo senza dire niente alla madre delle adolescenti che soltanto in una vacanza nell’agosto 2013 in un campeggio ha scoperto il suo compagno quarantenne che stava abusando della figlia più piccola sotto la tenda. Ieri si è aperto il processo nei confronti del quarantenne (il quale ha fatto ricorso al rito abbreviato per poter ottenere lo sconto di pena) davanti al gup di Pesaro Lorena Mussoni. Il pm Maria Letizia Fucci ha avuto modo nelle indagini preliminari di ricostruire la tragedia umana e sociale di questa vicenda, di come la ragazzina di 12 anni negò, al momento di abortire, che fosse rimasta incinta da persone più grandi di lei o addiritttura che fosse stata violentata. Disse semplicemente che fece l’amore con un coetaneo di cui però non voleva rivelare il nome.

Non ci credettero tutti, ma poi quando anche la sorella più grande di 14 anni volle abortire perché incinta, l’ospedale segnalò la strana coincidenza ed è a quel punto che le versioni delle ragazze cominciarono ad avere delle crepe. Ma solo la scoperta da parte della madre, nell’estate scorsa, che il compagno stava violentando la figlia più piccola all’interno di una tenda da campeggio, fece intervenire la magistratura. E da quel momento, le ragazze svelarono come il compagno della madre le avesse violentate in continuazione dal 2008 al 2013 sfruttando l’assenza della loro mamma. Per non farle parlare, le minacciava così come ha minacciato la madre per non farle presentare la denuncia. Poi, venuta a galla l’intera vicenda, la madre ha deciso di tornare nella sua città di provenienza insieme alle figlie. Il cui padre naturale aveva già perso la patria potestà perché a lungo conoscente della giustizia (è tuttora in carcere), a tal punto da essere allontanato anche dalle sue figlie.

E non a caso ieri, il gup Mussoni ha rigettato la richiesta dell’uomo di costituirsi parte civile come padre naturale in virtù di quella sospensione della potestà che evidentemente gli ha fatto perdere tutti i diritti sulle proprie figlie. All’udienza davanti al gup era presente la mamma delle due ragazze, che si è costituita parte civile. Il processo a cui seguirà la sentenza è stato aggiornato al 22 luglio prossimo, quando l’accusa ricostruirà l’intera vicenda chiedendo la condanna dell’imputato.

ro.da.