A Fano piace più Estra dell’accordo con Pesaro

Le difficoltà di mettere insieme le due città riemergono come da precedenti. Figurarsi per una possibile fusione tra le aziende pubbliche dei servizi

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di Luigi Luminati

Le difficoltà a mettere insieme Pesaro con Fano sono talmente radicate, storiche e profonde che ogni tentativo di fare qualcosa di nuovo o di diverso, che produca risultati migliori per i residenti di questa provincia, finisce sempre nel peggiore dei modi possibili. Fano è una città troppo grande e troppo vicina a Pesaro per non creare problemi nelle scelte.

Inutile risalire ai rapporti difficili tra Sforza e Malatesta e sul ruolo sempre alternativo di Fano a Pesaro. Quindi non stupisce che i fanesi non vogliano mettere insieme Aset con Marche Multiservizi, nonostante i risultati ottenuti in questi vent’anni dall’alleanza di Pesaro con il colosso emiliano Hera, che è però, una società a maggioranza pubblica come le stesse Mms e Aset. Insomma quello che i sostenitori della società fanese vendono come una purezza pubblica è in realtà solo una modalità gestionale uguale alle altre e che, probabilmente, rende meno in termini economici per i cittadini del territorio.

In una provincia di 350mila abitanti ci sono due gestori con profili quasi gemelli come Mms e Aset. Eppure queste aziende potrebbero trovarsi a dover partecipare alle gare per la gestione del gas, del settore idrico e dei rifiuti nei prossimi decenni. Quindi un’alleanza reale tra le due società è quasi scontata, pur partendo dal fatto che una (Marche Multiservizi) è più grossa dell’altra e può sostenere confronti maggiormente importanti. Il primo è quello per la distribuzione del gas, la cui gara a livello provinciale è prevista nel 2023. Rispetto alla quale si scopre che Aset non è quella società in house che si vuole raccontare, ma è affiancata anch’essa, come Marche Multiservizi, da un alleato più grosso come Estra spa, società toscana che con Aset gestisce per tutto il territorio di Fano e dintorni la distribuzione del gas. Ecco che un servizio pubblico è gestito in Ati con una società a maggioranza pubblico più grossa con la quale peraltro sono stati previsti degli investimenti che sulla carta sono ancora da ammortizzare. Quindi la diversità di Aset finisce presto quando si debbono avere spalle larghe.

Meglio Estra di Marche Multiservizi? Questo è il dubbio che hanno dalle parti di Pesaro prima del consiglio comunale di oggi a Fano. D’altra parte, leggendo i documenti di Ato e Ata, si scopre che per servizio idrico e servizio rifiuti i cittadini di Fano pagano qualcosa in più: 192 euro contro 174 per il servizio idrico oppure per il servizio rifiuti passiamo dai 211 euro per un cittadino di Fano ai 180 euro per i cittadini serviti da Marche Multiservizi. La quale, fatti due conti, in vent’anni è passata dai 12,9 milioni di euro di patrimonio netto di Aspes spa ai 122 milioni di euro di Mms. Con un aumento da 23 a 209 milioni di euro di immobilizzazioni (alias investimenti) e soprattutto con un utile netto passato da poco meno di un milione di euro nel 2002 ai dodici milioni di euro del 2019.

La situazione risulta ancor più discutibile se si vanno a vedere i patti parasociali che l’Aset (97% di proprietà comune di Fano) ha siglato con i Comuni del circondario che da parte loro ottengono una ripartizione degli utili non sulla base delle quote societarie, bensì sul fatturato che i singoli Comuni apportano alla società. Uno dei misteri delle scelte pubbliche senza controllo creati dalla legge Bassanini.

Oppure, per fare un altro esempio significativo, dalla gestione della ex discarica Ca’ Rafaneto di Barchi per la quale non sono stati accantonati i fondi del post mortem. Di particolare importanza i Comuni che facevano parte del capitale sociale: Barchi, Fossombrone, Isola del Piano, Mondavio, Montefelcino, Montemaggiore al Metauro, Orciano, Piagge, Saltara, San Giorgio di Pesaro, Sant’Ippolito, Serrungarina. I cui cittadini pagano una Tari più alta considerato che la discarica di Barchi in reatà non riceve rifiuti da più di un lustro ma non è mai stata chiusa realmente. E i cittadini dei Comuni soci che ne hanno la proprietà pagano ogni anno in tariffa i soldi non versati. E tanti altri ne pagheranno negli anni a venire. Non sarà il caso di pensarci un po’ su?