A spasso con Dante

Quanta gente. Troppa? Nell’Inferno dantesco ce n’è parecchia. Alcuni s’accostano al Sommo in prima persona, tirandolo per la tunica, altri sono raccontati per interposta persona. Il poeta cammina, trasecola, sviene (per artifizio) dimostrando una sana dose di empatia. C’è Ezzelino (Azzolino III) fratello di Cunizza andata in sposa a Rizzardo. "Azzolino", "Rizzardo" qui gli studenti si sbizzarriscono con motti arguti, ma grazie a quei nomi - atipici - si ricordano facilmente dei tre. Andava a genio a Dante, Ezzelino? No. Il Sommo lo condanna agli inferi (INF. XII, 110), ma lo ricorda anche dal Paradiso (PAR. IX. 29); un atteggiamento bipolare. Ezzelino, feroce tiranno (faceva soltanto il suo mestiere), nel 1254 è scomunicato. Valente uomo d’arme lottò contro il papa per la conquista di alcune città del nord Italia, fiancheggiato dall’imperatore Federico II di Svevia. Tanto fu fiancheggiato che sposò Selvaggia (un nome un programma), figlia di Federico. Di ritorno da un assedio perpetrato contro la città di Brescia fu ferito. Morì impedendo ai medici di essere soccorso (un "no vax" ante litteram?). Facezie a parte, fu grande figura di condottiero che attraversò la prima metà del XIII secolo. E papa Clemente V (INF. XIX)? Bertrand de Got, si chiamava così, governò parallelamente al re di Francia Filippo il Bello. Fu il papa del trasloco, prese Roma e la portò oltralpe, presso Avignone, dove stabilì la nuova sede papale. I fatti testé elencati basterebbero a fare di lui un papa notevolmente "di rottura". Eppure viene ricordato soprattutto per la soppressione dell’Ordine del Tempio di Salomone. Schiacciò i templari, con la connivenza del re e quella dei soliti, consueti delatori. Dante profetizza la dannazione per simonia di Clemente e lo inserisce metaforicamente all’Inferno.