Aborto, vi spiego qual è il problema nelle Marche

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Manuela

Bora*

La questione cruciale che rende così complicato per le donne marchigiane abortire risiede non tanto nel numero (comunque elevatissimo e inaccettabile) di medici obiettori, ma nell’ostinato rifiuto della Giunta Acquaroli a recepire le linee guida emanate dal Ministero della Salute il 12 Agosto 2020, che aggiornano e integrano la legge 19478 attraverso le più aggiornate evidenze scientifiche. La questione della carenza di medici non obiettori disponibili a praticare l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) è annosa e riguarda tutte le regioni italiane. Nelle Marche, i dati sono in linea con la media nazionale. Tuttavia, le linee guida dell’agosto 2020 hanno introdotto due importanti novità capaci di rendere più accessibile e adeguato il metodo dell’aborto farmacologico tramite pillola RU486, che da due anni può essere somministrata nei consultori (e non più solo con ricovero ospedaliero) entro la nona settimana di amenorrea (e non più solo fino alla settima).

Una Ivg, dunque, più di prossimità, in grado di sopperire ai problemi legati a una diagnosi tardiva di maternità e allo stigma che deriva dal ricovero nelle strutture ospedaliere. Innovazioni importanti che, se applicate da non solo da alcune, ma da tutte le Regioni, avvicinerebbero l’Italia alla maggior parte dei Paesi europei, dove l’accesso alla pillola è molto più agevole.

La Giunta regionale, non recependo le linee guida, assume un atteggiamento eversivo verso la Stato e porta un attacco diretto alla legge 194 e al diritto all’aborto. L’articolo 15 della legge 19478 è molto chiaro ed afferma che "le Regioni promuovono l’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna". Perché le Marche non rispettano questa prescrizione?

E che dire dell’assessora Latini che si dice "contraria all’aborto"? E di Saltamartini, seguace delle teorie “heartbeat” che hanno portato alla quasi totale abolizione del diritto all’aborto in Texas? E di Ciccioli, che lega l’aborto alla presunta “sostituzione etnica” per rimpiazzare gli italiani con gli immigrati?

È evidente che la destra vuole negare e comprimere i diritti, la libertà di scelta di donne, le conquiste guadagnate in decenni di lotte. Il Pd è sempre stato in prima linea per contrastare questa deriva: è importante il coinvolgimento della società civile per combattere insieme questa battaglia che non è iniziata né finirà oggi, ma deve proseguire mobilitando le cittadine e i cittadini per tutelare e promuovere i diritti.

*Consigliera regionale Pd