Addio a Giuseppe Pezzolesi, il partigiano dell’onestà

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Addio a Giuseppe Pezzolesi, 94 anni, classe ’26, storico geometra del Genio civile, partigiano e amato padre di famiglia. Giuseppe se n’è andato a causa di una brutta caduta dalla quale non si è più ripreso. Figura conosciuta e stimata in città, e non solo, Pezzolesi viene ricordato da tutti per la sua integrità morale, per la sua dignità, la perseveranza che lo hanno sempre contraddistinto nel lavoro e nella vita. Un pesarese con lo spirito pesarese, operoso, ligio al suo lavoro e sempre onesto con tutti. Impegno professionale e impegno civile, il suo. Pezzolesi aveva ricevuto la medaglia d’onore come partigiano per il suo apporto dato alla guerra di liberazione. Amava raccontare sempre ai suoi famigliari, di quella volta che da giovane, in bicicletta, con un suo amico, andava a portare le armi ai suoi compagni partigiani e di come sia scampato alla morte per nulla. Il tragitto che faceva in quei giorni del 1944 era dal centro di Pesaro verso il rifugio dei partigiani, che si trovava dalle parti della Torraccia. L’imboscata dei tedeschi è avvenuta nella zona che ora è dietro al comando della Guardia dai finanza, in via Gagarin, la via che da lì porta a Vismara. In quella strada che costeggia la ferrovia c’è un fosso ed è lì che Giuseppe è saltato sotto il fuoco dei tedeschi che invece hanno colpito in pieno il suo amico, che ha perso la vita. Spesso andava nelle scuole a testimoniare questa e altre esperienze da partigiano, in occasione della ricorrenza della Liberazione.

Finita la guerra si era diplomato, nel 1946, e da geometra ha lavorato con impegno e capacità per il Genio Civile di Pesaro. In quegli anni c’erano da ricostruire ponti e strade distrutti dalla guerra e Giuseppe diede un apporto determinante nel territorio comunale provinciale. Non solo Pesaro. Nel novembre 1951 con il genio civile di Rovigo ha contribuito alla ricostruzione delle zone colpite dall’alluvione nel Polesine, così come a Novara. Preziosa è stata la sua opera qualche anno dopo per ricostruire Ancona dopo il terremoto del 1972. Con lui se ne va uno degli ultimi testimoni del ’900 fatto di sacrificio, tenacia, impegno civile. La sua famiglia si è riunita per l’ultimo saluto sabato pomeriggio nella chiesa di Soria. "Il vuoto che lascerà sarà grande ma riempito dai ricordi della sua semplicità, della sua integrità e della sua umiltà. Possa la sua vita esserci di esempio". Lo ricordano così la moglie Diva, le figlie Tiziana e Manuela, i nipoti Andrea, Francesco, Valentina, il genero Roberto e la pronipote Rebecca. E lo ricorda così quella città che perde un altro figlio semplice e vero, testimone e protagonista di un’epoca e sempre impegnato per il bene comune e per un valore su tutti: la famiglia.

d.e.