
Una coppia gay con figlio adottato (foto di repertorio)
Pesaro, 22 maggio 2025 – Un bambino che nasce non può essere colpevole di nulla, qualunque sia il percorso – lecito o meno – scelto per metterlo al mondo. È questo il principio alla base della sentenza emessa dal Tribunale per i Minorenni di Ancona, che ha riconosciuto a una coppia omosessuale di Pesaro la possibilità per uno dei due padri di adottare il figlio biologico dell’altro, nato tramite maternità surrogata negli Stati Uniti.
Il piccolo è venuto alla luce un anno fa grazie alla gestazione per altri (GPA), una pratica divenuta ancor più controversa in Italia dopo l’approvazione, nell’ottobre scorso, della legge promossa da Fratelli d’Italia che rende la GPA un “reato universale”. Ciò significa che la surrogazione di maternità è perseguibile penalmente anche se avviene all’estero, nel caso in cui siano coinvolti cittadini italiani. Una normativa che ha suscitato forte preoccupazione tra le coppie già coinvolte in percorsi di maternità surrogata, e che ha generato non poche incertezze per la coppia pesarese, già genitore di un altro bambino di 4 anni nato nello stesso modo.
Il timore era quello di trovarsi in un limbo legale al rientro in Italia, senza certezze sul riconoscimento della genitorialità. La decisione del tribunale marchigiano, però, ha fatto prevalere il principio dell’interesse del minore. Come spiega l’avvocata Claudia Fabiani, che ha seguito il caso: “Il giudice ha scelto di tutelare il bambino, al di là delle implicazioni penali. Ha accolto la richiesta di adozione perché ha ritenuto che il minore abbia diritto a una famiglia, indipendentemente dal modo in cui è nato. Si tratta di un precedente importante, che distingue con chiarezza il piano civile da quello penale".