Alessia Morani, la deputata contro l'odio web. "Vi denuncio"

L'onorevole (Pd) insultata sui social: ventuno querele. "Vivevo un incubo, poi ho reagito"

Alessia Morani

Alessia Morani

Pesaro, 9 maggio 2019 - Alessia Morani, 43 anni, fidanzata con un imprenditore reatino del settore sanitario, nativa e residente a Macerata Feltria (Pesaro-Urbino), avvocato civilista dal 2006, è in politica dal 1995 con l’elezione a 19 anni alla segreteria provinciale della sinistra giovanile. Poi dal 2006, entra nel consiglio nazionale dei Ds, con incarichi di assessore nel suo comune fino al 2009 per poi diventare assessore all’istruzione in Provincia fino al 2013. Le elezioni politiche di quell’anno la portano quasi inaspettamente alla Camera, Matteo Renzi la vuole nella sua segreteria, poi vice capogruppo del Pd alla Camera. Con la rielezione a Montecitorio nel 2018, Alessia Morani è tra le deputate più richieste nei talk show politici e più presenti nei social dove riceve ogni giorno elogi e insulti, soprattutto sessisti. Ai secondi risponde con le querele. Ne ha presentate 21 in tutta Italia, (l'ultima questa mattina contro l'autore della fake news che la voleva favorevole alla copertura dei crocifissi, ndr). Ma ne ha pronte altre 14 e il tachigrafo delle carte bollate gira in continuazione. Di lei dice: "Sono una donna che combatte sempre".

Onorevole Morani, ieri girava una foto su Facebook che la vede dire insieme alla sua collega Moretti che il crocifisso andrebbe coperto. «È tutto falso. Ed è l’ultimo esempio di violenza che subisco, infatti l'ho querelato».  Come ha reagito?  «Ho smentito, è un’assurdità totale. Ma ho anche chiamato il mio avvocato per preparare le querele contro chi lo ha postato». Quante ne ha presentate finora? «Più di venti. E riguardano anche le persone che hanno condiviso le menzogne e gli insulti. Alcune di queste querele sono già arrivate a processo. Ma nessuno si è ancora concluso. Altre quindici le presenterò a breve alla polizia postale per rintracciare gli autori». Come si difendono gli imputati? «Quasi tutti, anzi tutti, fuggono. Dicono la stessa cosa: il mio computer era rimasto acceso in ufficio, era condiviso, non lo usavo solo io. Quindi la colpa è di qualcun altro e non certo mia. Peccato che la scusa non funzioni». Quanto ha chiesto di risarcimento danni? «Quello che il giudice riterrà congruo. Comunque dai 10mila euro in su». Perché ce l’hanno tanto con lei? «Perché sono una donna». Alcuni suoi detrattori dicono che anche lei non scherza sui social contro gli avversari politici definendoli ridicoli, bugiardi ecc. «Si vuol confondere strumentalmente critica politica con l’insulto».  Sia più precisa. «‘Puttana’ è critica politica o insulto?» Direi la seconda. «Già, credo che chiunque si possa accorgere della differenza». Come regge ogni giorno l’onda d’urto delle offese ripetute, ossessive, infinite? «All’inizio è stato terribile, non solo per me ma anche per i miei genitori. Non riuscivano a capire come si potesse impunemente offendere senza pagarne le conseguenze. Poi ho reagito, querelando».  C’è qualche offesa peggiore delle altre che ricorda? «Per molti dovrebbero stuprarmi al più presto. E tanti a condividere, a ridere, a dire bravi, sì, stupratela». L’offesa come gioco di società? «Sono troll che si sentono autorizzati a scrivere tutto da social media spregiudicati. È una tecnica pianificata per annichilire l’avversario. È un tentativo di intimidazione che su molti putroppo riesce».  Ma gli autori delle offese irripetibili, a sfondo sessista, chi sono? «Uomini ma anche donne, e usano la stessa violenza verbale, lo stesso odio, dei maschi. Come perdute in un delirio».  Si è chiesta cosa li spinge a voler annichilire di sputi virtuali l’avversario politico? «La frustrazione di una vita che odiano. E allora scendono nelle caverne del loro animo per cercare di esistere pensando di rimanere impuniti. Si renderanno conto di tutto quando dovranno comparire davanti a un giudice che li condannerà».  Si sente sotto attacco? «Mi difendo dalla violenza del terzo millennio. Che tutti dovremmo combattere». A chi ha chiesto di farlo? «Ai ragazzi delle scuole, dove mi invitano a tenere incontri. Li esorto a non indietreggiare contro chi intimidisce. Le persone perbene sono la maggioranza».