Alluvione Marche, il coraggio di Saul: "Così ho salvato la mamma di Mattia"

Sacchi, 47 anni, istruttore di equitazione, ripercorre i drammatici momenti della sera del 15 settembre. "Ho sentito gridare: Silvia era coperta di fango, aggrappata a una pianta. Non faceva che chiedere del figlio"

San Lorenzo in Campo (Pesaro Urbino), 27 ottobre 2022 - "Avevo davanti agli occhi una distesa di acqua e fango da paura, resa ancora più impressionante dal rumore del fiume. Ad un certo punto, nonostante il frastuono, ho sentito quella voce: ‘aiuto, aiutatemi’". Erano le grida, quella maledetta sera del 15 settembre, di Maria Silvia Mereu, la farmacista 40enne, mamma di Mattia Luconi, il bimbo di 8 anni il cui corpicino è stato ritrovato senza vita dopo oltre una settimana dall’alluvione. C’è una storia di coraggio e di grande altruismo dietro al salvataggio della giovane mamma di San Lorenzo in Campo, travolta dalla furia del Nevola insieme al suo figlioletto. Una storia che il protagonista, Saul Sacchi, 47enne, istruttore di equitazione, fino ad oggi non ha mai raccontato pubblicamente. Lo fa ora, dopo che la Federazione Italiana Sport Equestri, a cui appartiene, lo ha ufficialmente premiato per il suo gesto di grande valore.

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Saul Sacchi con i cavalli che Mattia amava e la targa ricevuta
Saul Sacchi con i cavalli che Mattia amava e la targa ricevuta

Sacchi, come sono andate le cose?

"Quella sera, poco dopo le 20, mentre ero nella scuderia del nostro centro ippico di San Lorenzo, mi è arrivata la telefonata di una coppia di amici, Andrea e Francesca, che abitano a Barbara, ad alcune centinaia di metri dal fiume. Erano spaventatissimi. Mi raccontavano che l’acqua del Nevola aveva già raggiunto il recinto dei loro cavalli e degli altri animali e che stava lambendo la casa. Sentendoli disperati ho deciso di raggiungerli".

E c’è riuscito?

"Mi sono dovuto fermare alcune centinaia di metri prima della loro abitazione, ma la mia decisione è stata comunque importante e ringrazio Dio di averla presa".

Ci racconti.

"Sono salito immediatamente sul mio pick-up, portandomi dietro gli stivali di gomma. La loro casa è a meno di 10 minuti di macchina e contavo di arrivare in fretta, ma appena entrato nel territorio di Barbara mi sono trovato la strada invasa d’acqua, fango e rami. Procedendo con attenzione sono riuscito ad arrivare a circa 300 metri in linea d’aria dalla loro fattoria, sulla sponda opposta del fiume".

E lì si è dovuto arrestare?

"Sì. Il ponte sul Nevola, che avevo davanti, era sommerso da almeno 3 metri d’acqua e tutto intorno era una sorta di mare. Ho messo in scurezza il mio mezzo, ho indossato gli stivali e sono sceso, chiamando al telefono Andrea e Francesca e facendogli dei segnali con la torcia dello smartphone e loro mi hanno risposto allo stesso modo. E proprio mentre stavamo comunicando ho sentito quelle grida, la voce di una donna che chiedeva aiuto. Lì per lì ho chiesto al telefono a Francesca ‘ma perché urli?’. E lei: ‘guarda che non sono io’. A quel punto era chiaro che c’era qualcuno in pericolo".

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Cos’ha fatto quindi?

"Ho risposto a quella richiesta d’aiuto con tutta la voce che avevo in gola, cercando di capire da dove venisse, anche se col frastuono dell’acqua e dei tronchi trascinati dalla corrente era tutto molto complicato. Poco dopo ho visto una macchina dei carabinieri e ho avvertito i militari di quelle grida e di lì a breve sono arrivati anche i vigili del fuoco. Vengo con voi a cercarla gli ho detto e così ho fatto".

Si è avventurato in mezzo al disastro coi vigili del fuoco?

"Sì. Volevo dare una mano. Quelle urla di donna mi erano entrate dentro. Ad ogni passo in mezzo al fango si sprofondava fino alle ginocchia, ma siamo andati avanti. E dopo un’ora abbondante l’abbiamo finalmente vista, aggrappata con le ultime forze ad una pianta. Ricoperta dalla melma dai capelli ai piedi. Ci ha detto che era stata travolta insieme al suo bambino e nonostante fosse stremata continuava a chiedere di lui, del piccolo Mattia. Poi, un po’ sorreggendola, e un po’ prendendola in braccio, l’abbiamo portata in salvo".

Momenti che non dimenticherà mai.

"Proprio così, ce li ho impressi nella memoria, così come il volto del piccolo Mattia, che la scorsa estate, con il centro estivo comunale, è venuto due volte nella nostra scuderia. Era un bambino dolcissimo e ho negli occhi la tenerezza infinita con cui accarezzava i cavalli. E’ drammatico che per lui non si sia potuto fare nulla".