Anche qui i tentacoli della ’piovra’ "Marche, 100 condannati per mafia E molti riciclano denaro sporco"

Fano, l’analisi inquietante fatta dai magistrati a un convegno sul crimine organizzato nel centro Italia. Il sostituto Daniele Paci: "Quaranta c’erano già, gli altri 60 non credo siano venuti in vacanza".

Anche qui i tentacoli della ’piovra’   "Marche, 100 condannati per mafia  E molti riciclano denaro sporco"

Anche qui i tentacoli della ’piovra’ "Marche, 100 condannati per mafia E molti riciclano denaro sporco"

di Elisabetta Rossi

Sono uncentinaio. Sparsi per le Marche. E hanno una cosa in comune: una condanna per associazione di stampo mafioso. "La prova che gli ‘ndranghetisti sono tra noi. Ma se di questi, 40 vivevano già nella nostra regione, gli altri 60 invece no. Perché sono qui? Di certo non per fare una vacanza".

E se lo dice Daniele Paci c’è solo da credergli. Soprattutto se lo fa in un convegno, come quello organizzato l’altra sera dalla Primavera della legalità alla Mediateca Montanari a Fano, aperto a tutti i cittadini (dove in realtà se ne sono visti pochi, purtroppo, in un parterre formato per lo più da addetti ai lavori della Giustizia). Perché per il sostituto procuratore in forza alla distrettuale antimafia di Ancona (ancora per poco visto che è passato alla procura di Rimini) la "piovra" si può combattere solo "se si incrementa la collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine, perché noi, che siamo pagati per farlo, da soli non possiamo farcela. Ci vogliono i cittadini, sentinelle della legalità, che arrivano dove non arriviamo noi, che ci segnalano quel bar sospetto dove non entra gente, eppure sta aperto, oppure quel soggetto che non lavora ma gira col macchinone". Ma a portare il proprio contributo ed esperienza per fare il punto sullo stato della criminalità organizzata nelle Marche, c’erano altre toghe di spicco, oltre a Paci, che ha condiviso il tavolo dei relatori con Sergio Sottani, procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Perugia, mentre sul pulpito è salito, per i saluti iniziali, il neo procuratore generale dorico Roberto Rossi. A moderare l’incontro, la sostituta procuratrice pesarese Maria Letizia Fucci. Fresco della vittoria nel processo per l’omicidio di Natale di Pesaro, che si è chiuso l’altro giorno, con la condanna all’ergastolo dei due sicari di Marcello Bruzzese, fratello dell’ex ‘ndranghetista Girolamo, Paci ha spiegato che proprio con quel caso si è sollevato ancora di più il velo sulla mafia nelle Marche.

"Durante le indagini sono andato a interrogare tutti i collaboratori di giustizia del centro Italia che hanno parlato negli ultimi anni ed è stato il vuoto. Nessuno mi ha saputo dire una parola sulle Marche. Il che voleva dire due cose: una bella è che non ci sono locali di ‘ndrangheta, strutture organizzate, come invece ci sono a Reggio Emilia, dove le prime ndrine sono state costituite 40 anni fa. Ma l’altra è che gli ‘ndranghetisti ci sono". Di sicuro quei 100 col "bollino" della condanna. E se di sicuro non sono in vacanza, allora cosa fanno?

Una delle risposte: "riciclaggio di denaro sporco". A conferma, che la nostra regione è una lavanderia per capitali illeciti. "Noi ci accorgiamo dai reati-spia – spiega la Fucci – Creano società fittizie, fanno fatture per operazioni inesistenti con cui lavano i soldi sporchi". Altra prova che i mafiosi sono tra noi? "Basta guardare i beni confiscati alla criminalità organizzata – spiega Sottani – e anche nelle Marche sono tantissimi". Poi mette sul tavolo i settori più a rischio infiltrazioni come "gli appalti pubblici: dopo il sisma del 2016 siamo il più grande cantiere d’Europa. Non basta più l’albo delle società con certificazione antimafia. Chi vince l’appalto può anche essere in regola, ma bisogna andare a vedere chi ci lavora. Ma il rischio è anche nel web, la mafia usa i bitcoin, oppure capire chi c’è dietro certe banche online". "L’importante è che i cittadini non si voltino dall’altra parte, ma segnalino, perché l’indifferenza – spiega Fucci – è il male peggiore".