Anche Scavolini deve restare in stand by: "Il mercato russo per noi valeva 10 milioni"

Il patron della grande azienda di Montelabbate sbigottito davanti al conflitto: "Penso a quella povera gente, speriamo finisca tutto presto"

Un’immagine di Mosca, con i soldati in primo piano nella piazza Rossa

Un’immagine di Mosca, con i soldati in primo piano nella piazza Rossa

Pesaro, 1 marzo 2022 - "Pensare ad una guerra nel cuore dell’Europa è incomprensibile. Sembra di essere tornati al Medioevo – dice Valter Scavolini –. Al di là del fattore economico, penso a quella povera gente dell’Ucraina. Speriamo che questa situazione si sblocchi presto e che si torni quanto prima alla normalità". Scavolini che ha rivendite non solo a Mosca ma anche in tutte le grandi città della Russia, in questo momento è in fase di attesa "in un mercato che per noi era ed è importante perché prima della crisi abbiamo anche superato i 10 milioni di euro di fatturato. Ora attendiamo l’evoluzione per cui si vive giorno per giorno". La grande azienda di Montelabbate ha un importatore storico a Mosca, la famiglia Nicolini. Un mandato passato da padre a figlio, perché ora è Massimiliano l’agente della Scavolini che ieri mattina era proprio nella fabbrica di Montelabbate per un incontro operativo con l’ad dell’azienda Fabiana. Massimiliano Nicolini non ha avuto bisogno degli inviti della Farnesina per rientrare, perché è a Pesaro da qualche giorno.

Chi invece ha fatto armi e bagagli sono i tre dipendenti italiani della sede della Biesse a Mosca – gli altri sono collaboratori locali – che hanno preso sabato l’ultimo volo utile per rientrare in Italia e cioè prima della chiusura degli spazi aerei su tutto gli stati dell’Unione Europea.

Ma c’è anche chi ha problemi inversi, com’è il caso di Mirti Cardinali che è titolare di una agenzia di import di mobile lungo via Lubianka, la grande strada che porta fino alla piazza Rossa. Mirti Cardinali, che opera a Mosca assieme al marito Filippo Filippini e il figlio Fabio, ha un problema inverso perché a Mosca abita da anni, pur avendo casa a Colbordolo, dopo che ha chiuso i negozi di abbigliamento che aveva ad Urbino. E non pensa agli inviti della ministero degli Esteri a lasciare la capitale della Russia. Anzi: "Volevo rientrare a Mosca – dice – ma sono bloccata qui perché non ci sono più voli. Quindi attendo che la situazione si normalizzi. Speriamo velocemente". Mirti Cardinali è titolare della società "Mirgroup". "Noi non lavoriamo solamente con i mobilifici locali e abbiamo anche la Scavolini. Stiamo aspettando che la situazione torni normale dopodiché vedremo. Pesaresi a Mosca? Non mi vengono in mente, sicuramente è pieno di italiani e tanti ci vivono anche perché a Mosca si sta bene".

Un altro che ha lasciato Mosca prima della chiusura degli spazi aerei è stato Mauro Murgia che era nella capitale sovietica per lavoro. "Sono partito sabato per avere un volo diretto sull’Italia altrimenti adesso bisogna triangolare o con Instanbul oppure con Dubai. Il problema ora è inverso – continua – e cioè ci sono 1750 russi che vorrebbero rientrare in patria ma non ci riescono".

Tra le pieghe di questa situazione, anche questa: uno degli oligarchi che d’estate viene per il Rof, Mikchail Fridman considerato uno degli uomini più ricchi del mondo, è stato il primo dei grandi paperoni, forche perché è di origini ucraine, che in una lettera, andando contro Putin, ha chiesto la fine "di questo bagno di sangue".