Anticorpi monoclonali per curare il Covid. "Non ho più sintomi, ora sto benissimo"

E’ stato tra i primi in Italia a sottoporsi alla terapia: era il 19 marzo, quando Marche Nord ha iniziato i trattamenti

Alessandro Cecchini, 52 anni (foto d'archivio)

Alessandro Cecchini, 52 anni (foto d'archivio)

Pesaro, 31 marzo 2021 - Ad Alessandro Cecchini , 52 anni, da 36 operaio verniciatore, per dire di essere guarito manca solo il ’timbro’ ufficiale: il tampone – si spera – negativo, che farà domani. Ma per il resto, nel suo fisico già provato da un trapianto di rene, il Covid – come direbbe Zangrillo – è "clinicamente morto". A metterlo ko è stato un anticorpo artificiale creato in laboratorio: quel farmaco monoclonale che, il 19 marzo scorso, ha ricevuto a Marche Nord, tra i primi in Italia.

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Alessandro, come si sente? "Sto benissimo. Non ho più nulla, respiro bene e ho ricominciato anche la mia normale terapia, che avevo dovuto sospendere quando avevo scoperto di essere stato contagiato".

Quando è successo? "Il primo tampone l’ho fatto il 13 marzo, dopo pochi giorni dai primi sintomi: avevo tosse, mal di schiena, senso di affaticamento al petto, non sentivo i sapori... Il medico mi ha fatto smettere subito la terapia – consideri che normalmente prendo 14 medicine al giorno – e si è attivato per mettermi in lista per i monoclonali, che ho ricevuto il 19 marzo".

Aveva qualche resistenza? "Devo premettere che la medicina mi ha dato praticamente tutto, e quindi mi fido ciecamente dei medici. Mi dissero che la situazione poteva aggravarsi molto, anche perché io, per la mia situazione, potevo prendere solo la tachipirina, e allora mi sono detto: ’Proviamo anche questa’".

Lei combatte per la sua salute da sempre. "Sì. Soffro di una malattia ereditaria che si chiama sindrome di Alport. Ce l’aveva anche mio padre e ce l’ha una mia sorella, che infatti ha avuto il trapianto come me. Ho fatto un anno e mezzo di dialisi peritoneale, senza dormire la notte, dalle 8 di sera alle 7 di mattina attaccato alla macchinetta. Poi il mio medico di allora, il dottor Marani, mi fece mettere in lista per il trapianto ad Ancona. Dieci giorni dopo mi sottoposi all’intervento. Era l’agosto del 2013".

Si è ripreso la sua vita. "Sì, ricordo ancora la prima doccia senza il catetere, il primo bagno al mare... Anche se devo dire che io ho sempre continuato a lavorare, andare in bici, giocare a beach tennis... La forza non mi ha mai abbandonato".

Tutto bene fino a marzo scorso. "Eh purtroppo non so come mi sia contagiato. Mia madre era positiva, ma forse ho avuto qualche disattenzione in generale, per quanto stia abbastanza attento".

Ma lei non avrebbe dovuto essere vaccinato in quanto soggetto fragile? "Lo ero. Avevo fatto il Moderna il 6 marzo. Aspettavo di fare il richiamo quando ho cominciato ad avere i sintomi. Credo che il virus fosse già in incubazione quando ho ricevuto la prima dose. Adesso mi hanno detto che potrei rifare il vaccino, ricomincerò l’iter daccapo, ma tra qualche mese".

A proposito, cosa pensa dei no vax? "Beh io rispetto tutti, ma chi rifiuta la medicina, chi va dietro all’omeopatia, forse non è mai stato male davvero".

I medici la chiamano a casa per seguire l’evoluzione? "Sì, mi chiama l’équipe del reparto, mi chiedono come sto, se ho la febbre, la saturazione, la pressione... Mi avevano detto che in dieci giorni sarei stato meglio e hanno avuto ragione. Sto da Dio. Mi frega solo la noia, quella è tanta: mi sono confinato in una parte della mia casa per non mettere a rischio chi vive con me. La voglia di uscire è tanta".

La prima cosa che farà? "Una bella passeggiata al mare. Abbracciare mio figlio di 17 anni e i miei cari; e poi andare dal barbiere. Assolutamente. Speriamo che per quella volta li abbiano riaperti".

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