Una lezione di dignità, ma anche di amore. Amore per i valori di onestà, libertà e giustizia, amore verso la propria terra, ritenuta “tra le più belle al mondo”. Amore per le nuove generazioni “che sono il nostro presente, non il nostro futuro” e perché no, anche amor proprio. A regalarla ai ragazzi degli Istituti Celli e Tocci di Cagli, sono stati Giuseppe Antoci e Salvatore Borsellino, che nell’aula magna del Celli, hanno partecipato all’incontro organizzato dal Movimento Agende Rosse di Cagli dal titolo: "Lotta alla mafia: il dovere di ogni giorno". Due ore dense, ricche di emozioni contrastanti, in cui si sono alternati sentimenti di orgoglio, ammirazione, rabbia, ribellione, frustrazione e per fortuna, anche speranza. Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto, ha raccontato la sua esperienza come presidente del Parco dei Nebrodi, che lo ha visto sgominare l’accaparramento da parte della mafia dei fondi europei destinati all’agricoltura. Ha il grande merito di aver creato un "Protocollo di Legalità" che dalla Sicilia è stato esteso in tutta Italia, e poi preso come esempio in Europa. Il suo impegno contro la mafia gli è costato un attentato da cui è uscito illeso solo grazie all’auto blindata e alla sua scorta. Antoci si è offerto ai ragazzi rispondendo alle domande a cuore aperto, ha raccontato le sue paure, la necessità di opporsi alla mafia per potersi guardare la mattina allo specchio con serenità, “perché se non lo si fa, si muore poco a poco”. Ha invitato i giovani a comportarsi con coraggio e a scegliere con coscienza, ad amare il proprio Paese e soprattutto la libertà, che si trova solo nella legalità. Altrettanto coinvolgente, Salvatore Borsellino, fratello del grande giudice Paolo, vittima della strage di via D’Amelio. Anche le sue sono state parole di fuoco, pesanti, che hanno lasciato un segno nel cuore e nelle coscienze dei presenti. Commovente la parte in cui ha ricordato quando il fratello, consapevole di essere prima o poi vittima di un attentato, la mattina usciva in anticipo rispetto ai programmi per evitare che restassero coinvolti i suoi amati ragazzi della scorta. Ma anche quella in cui negli ultimi tempi evitava di abbracciare o coccolare le figlie perché al momento della morte non soffrissero troppo la sua mancanza. Non è mancata poi una parentesi di denuncia. Salvatore Borsellino ha criticato duramente la sentenza che non ha ritenuto un reato la “trattativa Stato mafia”, e anche certe derive politiche, che rischiano di assecondare il “papello di Totò Riina”. Insomma, un evento da ricordare, che non sarà l’ultimo. “E’ nostra intenzione parlare sempre più spesso di legalità, per favorire soprattutto nei giovani la coscienza antimafiosa – promette Rachele Saraga, fondatrice del Movimento Agende rosse di Cagli -. E non lo faremo con le parole, con la retorica. Continueremo a portare loro gli esempi. Due personaggi di questo spessore, con la loro vita, sono un grande esempio, un monito per poter scegliere bene, per essere pronti ad affrontare il futuro, anche nel vivere quotidiano”. Un proposito che vedrà in prima fila anche l’Istituto Celli, da anni impegnato insieme al movimento per sensibilizzare i ragazzi al tema della legalità, nel tentativo di lasciare loro un mondo migliore.