"Aiutatemi a rintracciare il ciclista che soccorse mia madre"

L’appello della figlia di Zita Cupparoni, deceduta dopo un investimento a Monteguiduccio

Un'ambulanza

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Pesaro, 27 febbraio 2017 - L’ha soccorsa, le ha tenuto la mano, le ha dato da bere senza mai smettere di parlarle e di rassicurarla. Fino all’arrivo dell’ambulanza quello sconosciuto ciclista di passaggio è stato l’angelo custode degli ultimi momenti di lucidità di una 79enne, investita da un camioncino mentre camminava a due passi da casa, a Monteguiduccio. Erano le 10 del mattino del 7 dicembre 2015, poche ore più tardi la signora, Zita Cupparoni, è deceduta all’ospedale di Pesaro senza più riprendere conoscenza. Oggi, a poco più di un anno di distanza, la figlia Maria Cristina Guidi, fa un appello per trovare quell’uomo che è rimasto accanto alla sua mamma con grande altruismo e bontà.  

"Ho aspettato tutti questi mesi – dice Maria Cristina – perché quello sconosciuto aveva detto ad alcuni testimoni, sul luogo dell’investimento, che si sarebbe fatto vivo lui con noi familiari. E’ stato un tempo per me infinito in cui non ho mai dimenticato e in cui mi sono chiesta ogni giorno come siano stati gli ultimi momenti di vita di mia mamma. Adesso, vorrei riuscire a rintracciare quell’uomo per dirgli grazie, per abbracciarlo e per sapere quali siano state le sue ultime parole». Già, perché Maria Cristina al momento dell’incidente si trovava a Fano, dove abita, e non è riuscita a vedere la madre se non al Pronto Soccorso di Pesaro dove i medici l’avevano già sedata. Da quel momento in poi, la 79enne Zita Cupparoni, non si è più svegliata. La donna, che ha lasciato un marito oggi 91enne, era stata investita da un camioncino che faceva retromarcia davanti al supermercato di Monteguiduccio dove il mezzo aveva appena scaricato della merce. Il conducente non aveva visto dagli specchietti laterali l’anziana che, invece, era proprio dietro il veicolo. La donna, infatti, stava camminando regolarmente sul ciglio della strada quando il furgoncino l’aveva travolta colpendola alla schiena e provocandone la successiva morte.  

"Non mi do pace – racconta Maria Cristina – perché continuo a chiedermi come siano stati gli ultimi istanti di mia mamma, cosa abbia detto. D’altro canto, è anche un conforto sapere che quest’uomo così magnanimo non l’abbia mai lasciata sola, si sia subito avvicinato a lei scendendo dalla bici e l’abbia aiutata. E’ andato anche nel vicino supermercato per prendere una bottiglietta di acqua con cui ha cercato di farla riprendere in attesa del 118. Mi hanno detto addirittura che è venuto alla camera mortuaria per darle l’ultimo saluto ma, purtroppo, proprio in quel momento io non c’ero. Nessuno di quelli che lo hanno visto o che hanno assistito all’incidente lo conoscevano, così come la titolare del negozio in cui era entrato per l’acqua. Ho chiesto anche ai carabinieri, che sono intervenuti sul posto, se conoscessero il nome di quel ciclista ma non sapevano nulla".

Ciò che si sa è che il soccorritore anonimo che cerca Maria Cristina è un uomo di mezza età, residente sicuramente in zona che, il 7 dicembre del 2015, pedalava in sella alla sua bici da corsa nel centro abitato di Monteguiduccio. Qualora, dunque, la persona in questione si riconoscesse in questo racconto e volesse rispondere all’accorato appello della figlia della signora che ha soccorso, può contattare la redazione di Pesaro de il Resto del Carlino.