App Immuni come funziona, a Pesaro 10 casi in pochi giorni "Il virus gira, scaricatela"

Nelle ultime settimane sono aumentate le persone rintracciate grazie all’applicazione. Esposto: "Questo è un momento decisivo"

Elisabetta Esposto, direttrice distretto di Pesaro. Determinante usare la App Immuni

Elisabetta Esposto, direttrice distretto di Pesaro. Determinante usare la App Immuni

Pesaro, 27 settembre 2020 - "Se non la scarichiamo ora che il virus ricomincia a girare, la app Immun, e ci dobbiamo preparare all’inverno, quando la scarichiamo?". Elisabetta Esposto, 42 anni, Direttore del Distretto di Pesaro, in prima linea contro il Covid dall’inizio della pandemia: fa capire ad ogni sillaba che pronuncia quanto sia importante affidarsi anche alla tecnologia digitale per fermare i contagi.  

Dottoressa, quanti casi avete trattato ultimamente di persone della provincia che usavano la app Immuni? "Circa 10 casi, nelle ultime settimane, fino a un paio di mesi fa nessuno ce l’aveva". Spieghi perché è importante. "Il Dipartimento di prevenzione ti chiama per dirti che sei postivo. Tu hai la app. Il dipartimento ti chiede il codice, che genera in automatico il cellulare del positivo, lo inserisce nella banca dati e parte una serie di sms ai contatti stretti avuti da quella persona che altrimenti non riusciremmo mai a rintracciare. Chi infatti non ha scaricato la app, deve ricordarsi, se positivo, della sua cerchia di contatti. E quasi mai accade se uno è stato in treno o frequenta locali di gente a lui sconosciuta". Lei ce l’ha? "Certo. E ho visto anche come funziona. Esempio personale. Io la settimana scorsa sono stata a contatto, durante una riunione, con un collega che dopo il nostro incontro è risultato che era positivo. Ma sono rimasta sempre a circa 4 metri da lui, finestre aperte, mascherina: la app calcola la distanza e il tempo di contatto. Infatti a me non è arrivato nessun sms con alert, perché ero alla distanza giusta". Pensa che molti non la scarichino per evitare di dover fare la quarantena, e il loro lavoro ad esempio non glielo permette? "Se vieni a contatto con un positivo, non devi essere messo a casa per forza. Dipende dal tipo di contatto. Segnalo comunque che abbiamo messo in isolamento domiciliare l’ex governatore delle Marche, come altri 23mila circa in provincia, da inizio pandemia. Ma non esistono lavori così importanti da superare le esigenze di sicurezza di sanità pubblica. Poi, la app la puoi anche disattivare. Ad esempio un operatore sanitario che lavora in reparto covid, lui sempre avrà un contatto con covid positivo, quindi può disattivarla". Chi viene segnalato dalla app va sempre analizzato? "Certo. Magari non tutti i segnalati poi chiamano il medico per sottoporsi al tampone. Ma quei potenziali positivi, che potevano contagiare altri, almeno li abbiamo rintracciati". Lei come ha promosso la app Immuni, finora? "Io ho chiesto già nell’agosto scorso ai sindaci del territorio di promuoverla: e quelli di Montelabbate, Fermignano, Gabicce e Lunano l’hanno fatto, chiedendo ai cittadini di scaricarla. Io e i miei parenti la usiamo". Questione di senso civico? "Sì. Da 8 settimane nelle Marche i contagi sono in aumento, anche se non a livello degli altri paesi europei. Ma noi il senso civico ce l’abbiamo. Credo che allo Stato non importi molto di sapere dove sei. Mia cugina abita a Madrid. Lì si stanno preparando al lockdown, molti quartieri li hanno già chiusi. Vogliamo ritrovarci come loro?". Faccia un appello ai ragazzi, che la scaricano di meno... "Eppure sono i più esperti, con le app! Dovrebbero installarla. Che la provino. Se non piace, la cancelleranno. Loro vanno a scuola, in bus, treno. Come facciamo a ritrovare chi ha avuto il contatto stretto con uno di loro? Devono proteggere genitori e nonni. Il buon andamento dei contagi dipende dalle azioni di tutti noi. Bisogna individuare il virus e soffocare i focolai. Così salviamo le vite".