Appalti, tangenti e fiumi di parole Mariotti e Cesaroni respingono tutto

Il legale dell’ex consigliere regionale e imprenditore: "Ha chiarito i fatti, è completamente estraneo". L’avvocato Gusmitta per i Mariotti: "Hanno rigettato le accuse". Non parla invece il funzionario Euro Lucidi

di Marina Verdenelli

Tangenti per pilotare gli appalti regionali dei lavori sui fiumi, gli imprenditori iniziano a parlare. Hanno reso interrogatorio di garanzia ieri i fratelli Mariotti di Arcevia, Marco, 53 anni, Giacomo, 51 anni e Simone, della Mariotti Costruzioni, e anche Enrico Cesaroni, 68 anni, di Staffolo ma residente a Castelbellino, imprenditore della Vallesina, nel settore agricolo, taglio legna, coltivazioni, ed ex consigliere regionale di Forza Italia. I quattro si trovano agli arresti domiciliari e fanno parte degli otto indagati per i quali la Procura ha chiesto e ottenuto l’arresto martedì scorso. Dopo le 10 si sono presentati a Palazzo di Giustizia per essere sentiti dalla gip Sonia Piermartini. Con il foglio della convocazione in mano hanno atteso il proprio turno e una volta in aula hanno iniziato a rispondere alle domande del giudice. Il primo è stato Cesaroni, difeso dall’avvocato Moreno Misiti. L’imprenditore non ha voluto rilasciare commenti e per lui ha parlato il legale. "Ha chiarito i fatti – ha detto l’avvocato Misiti – e la sua totale estraneità. Presenteremo a breve istanza al Riesame per la revoca della misura cautelare". Con le accuse sostenute dalla Procura Cesaroni non c’entrerebbe nulla. Davanti al giudice hanno parlato anche i Mariotti, entrati uno alla volta, difeso dall’avvocato Roberto Gusmitta. "Hanno risposto alle domande – ha spiegato il legale – rigettano tutto l’impianto accusatorio e hanno chiarito la propria posizione. Per la richiesta di istanza di revoca della misura vedremo più avanti". Prima di entrare dal giudice uno dei fratelli Mariotti ha commentato l’eccessivo clamore della stampa sulla vicenda dicendo "speriamo di vedere lo stesso quando sarà chiarito che siamo estranei". Ieri ha affrontato l’interrogatorio di garanzia anche quello che la Procura ritiene il deus ex machina del giro corruttivo, il funzionario regionale Euro Lucidi, 63 anni, senigalliese, tecnico specialista nel settore della tutela del territorio e gestione del patrimonio della Regione che lavorava negli uffici di Pesaro, all’ex genio civile. E’ l’unico ad essere finito in carcere, la misura più grave. Lucidi, difeso dagli avvocati Francesca Petruzzo e Gaetano Papa, si è avvalso della facoltà di non rispondere, facendo scena muta davanti alla gip che lo ha sentito direttamente dal carcere. Gli interrogatori di garanzia per gli altri tre indagati, ai domiciliari, saranno la prossima settimana. Toccherà ai fratelli ascolani Matteo (49 anni) e Stefano Rozzi (59 anni), nelle vesti di amministratore unico e direttore tecnico, nonché comproprietari, della Due Zeta Costruzioni, difesi dall’avvocato Mauro Gionni del foro di Ascoli. Interrogatorio di garanzia anche per Agostino Angeli, 78 anni, imprenditore della provincia di Arezzo. Le misure cautelari sono scattate per tutti per corruzione, ad eccezione dei Rozzi per i quali i domiciliari sono partiti per la turbativa d’asta. Gli otto e altri 16 indagati a piede libero, finiti nella inchiesta "Mystic River" in cui hanno operato i carabinieri forestali di Ancona, coordinati dal pm Andrea Laurino, sono accusati a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, truffa aggravata ai danni della Regione Marche, falso e rivelazione di segreto di ufficio commessi da pubblico ufficiale.