ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Assolto un odiatore di Ricci. La Cassazione ribalta tutto. Annullata la sentenza d’appello

Il nodo è nella querela: non andava presentata dal Comune, come invece avvenne

Matteo Ricci in tribunale, quando venne ascoltato in relazione alla querela

Matteo Ricci in tribunale, quando venne ascoltato in relazione alla querela

Uno degli odiatori di Matteo Ricci è stato assolto dalla Cassazione. Gli insulti ci sono, secondo i giudici della suprema Corte, ma quegli improperi erano indirizzati alla persona fisica e non a tutto il Comune. La querela da cui scaturì il procedimento penale, infatti, non venne presentata da Matteo Ricci come privato cittadino ma dall’avvocatura civica del Comune di Pesaro che non era stato il bersaglio del post "incriminato".

Tutto inizia con un commento al vetriolo su Facebook da parte del 59enne Agostino Cicciarello che aveva pubblicato, durante la pandemia Covid, una foto di Ricci sulla quale era stato scritto un commento tagliente: "l’onnipresente mediomen, il pinocchio semianalfabeta sindacontagio, dentro Ricci per epidemia colposa ...". La critica non piacque al primo cittadino. In primo grado il tribunale di Pesaro condannò Agostino Cicciarello alla pena di euro 800 euro di multa e al risarcimento dei danni subiti dalla parte civile.

In appello, però, a marzo dello scorso anno, i giudici riformarono parzialmente la decisione ma, pur revocando le disposizioni civili, ritenendo che le offese riguardassero esclusivamente Ricci che non si era costituito parte civile, confermarono la condanna penale. A mettere la parola fine sono stati i giudici della Cassazione che a novembre scorso hanno annullato la sentenza dei giudici di secondo grado accogliendo il ricorso presentato dall’hater. Per il tramite del suo difensore, infatti, Agostino Cicciarello aveva contestato che il Comune non fosse legittimato a proporre querela visto che le offese erano rivolte a Matteo Ricci come persona e non al Comune.

Secondo la difesa dell’imputato, infatti, mancava proprio la condizione di procedibilità visto che la querela era stata presentata dal Comune di Pesaro, che non era minimamente coinvolto nelle offese contestate. E quindi, secondo la Cassazione, l’azione penale non poteva essere esercitata per mancanza di querela che doveva essere presentata dalla persona offesa dal reato cioè da colui la cui reputazione sia stata lesa. Dalla querela allegata al ricorso, però, era emerso che la querela era stata presentata dal "Comune di Pesaro, in persona del sindaco protempore, rappresentato dall’avvocato Mariangela Bressanelli" e che la querela era stata firmata dal difensore, "quale componente della avvocatura civica".

Nella sentenza impugnata si afferma inoltre che la querela è stata presentata "nell’interesse del Comune di Pesaro". "Risulta evidente – dice la Cassazione –, attesa la formale distinzione tra la persona fisica Ricci Matteo e la persona giuridica Comune di Pesaro, che la querela è stata presentata da soggetto non legittimato e che l’azione penale sia stata esercitata in mancanza della necessaria condizione di procedibilità". Ricci e il Comune, quindi, non erano una cosa sola.