Attenzione, il razzismo è ancora tra noi

Riflessioni su un fenomeno che dobbiamo combattere ancora tutti insieme. Da Martin Luther King a Liliana Segre: ecco i nostri esempi

Attenzione, il razzismo è ancora tra noi

Attenzione, il razzismo è ancora tra noi

Il razzismo non è un problema superato, ma è presente anche nel mondo odierno. Spesso ci si trova ad essere criticati per il colore della pelle o per il proprio orientamento sessuale: ciò dimostra che non apprendiamo nulla dagli errori del passato. Molti associano il razzismo ad avvenimenti accaduti durante la dittatura nazista che perseguitava coloro che venivano considerati “diversi”, parola sciocca che denota solo ignoranza. Diversamente abili, omosessuali, coloro che avevano un diverso incarnato venivano eliminati fisicamente e i carnefici restavano impuniti. Purtroppo, anche se ora le violenze fisiche hanno conseguenze penali, vengono comunque perpetrate, in aggiunta a quelle verbali, come i cori razzisti allo stadio e, soprattutto, con una nuova arma, i social media che vengono utilizzati per discriminare, attraverso commenti feroci, video che ritraggono ragazzini di colore che stanno semplicemente giocando o perché indossano una maglietta più corta che non corrisponde agli “standard” maschili. Questo è razzismo ed è un problema attuale, tutt’altro che sorpassato. Oggi si sente parlare più di discriminazione omosessuale tanto che chi ha subito questi attacchi ha compiuto anche gesti estremi e ricordo di aver sentito di uno zio che ha picchiato il nipote, senza pentirsene, affermando di non volere gay in famiglia. Il razzismo, quindi, non è datato, ma come sconfiggerlo? Non dovremmo mai dimenticare le parole di Liliana Segre: "L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori". Non dobbiamo girare la testa dall’altra parte. Tutti insieme dobbiamo ribellarci alla violenza razzista attraverso dimostrazioni di vicinanza verso quanti si trovano in difficoltà consigliando loro di rivolgersi ad adulti che possano denunciare l’accaduto. Per collegarci al celeberrimo discorso di Martin Luther King, “I have a dream”, tenutosi davanti al Lincoln Memorial di Washington, il 28 agosto 1963, anche noi giovani “abbiamo un sogno”, quello di vedere realizzato, attraverso proteste pacifiche, il sogno dell’attivista e pastore protestante per poter regalare a lui e al mondo intero “un sorriso” in segno di vittoria.

Lisa Casoli, Classe 2ªB