"Aveva umiltà, equilibrio e autoironia"

Il ricordo dei magistrati. Lorena Mussoni: "Ho perso un amico su cui potevo contare sempre". Cecchi: "La sua mente era un gioiello"

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I giudici e i magistrati sono nella piazzetta di via Giordano Bruno, sotto la canicola delle 12, attoniti. Guardano verso la casa del collega. Ci sono la procuratrice Tedeschini, i giudici Di Palma, Lorena Mussoni, Silvia Cecchi.

Lorena Mussoni, la presidente della sezione penale, è tra le poche che lo ha visto nella stanza da letto, senza vita. "Per me – dice Mussoni con gli occhi lucidi – era un collega e un amico, uno su cui potevo contare in qualsiasi momento. Era una persona di una cultura smisurata. Ma soprattutto mi ha insegnato l’umilità e il dovere di mettermi sempre in discussione, calcolando sempre tutti i punti di vista di una questione. Si metteva ad ascoltare, disposto sempre a fare un passo indietro. Aveva un equilibrio come poche persone hanno. I miei maestri mi hanno insegnato che le qualità di un magistrato sono tre: sobrietà, riservatezza, umiltà. Lui le aveva tutte e tre, e anche l’autoironia, ecco, era un’altra delle sue grandi qualità".

Cristina Tedeschini: "Un grandissimo magistrato. Le sue qualità erano riconosciute da tutti. Come presidente di questo tribunale ha dedicato tutto se stesso, anche alla città. Poi da un punto di vista umano persona buonissima e amabilissima. Per noi tutti è una perdita terribile"

Silvia Cecchi, sostituto procuratore: "Un gentiluomo. Riservato, ma allo stesso tempo spiritoso, sempre con la battuta pronta. Ma era anche un solitario, non abbiamo potuto aiutarlo e stargli vicino. Ma la sua mente era un gioiello. Mi ha sempre colpito la sua umiltà intellettuale, affiancata ad un senso del rigore fortissimo nella materia giuridica".

Maria Letizia Fucci a nome dell’associazione nazionale magistrati: "La magistratura marchigiana piange la perdita del carissimo collega Giuseppe Fanuli. Era un uomo retto e magistrato credibile, dotato di una cultura sconfinata, impareggiabile esempio di acume giuridico. Lo ricordiamo per la sua grande umanità, la sua immensa etica del lavoro, il suo rigore, il suo non comune spirito di servizio, la sua instancabile dedizione alla tutela dei diritti di tutti, in particolare di quelli delle persone più indifese e senza voce. Esempio unico di “giudice giusto”".

Arturo Pardi, ex presidente dell’Ordine degli avvocati e Consigliere forense: "Il presidente Fanuli ha dimostrato fin dall’inizio le sue capacità organizzative che insieme alle qualità di raffinato giurista lo contraddistinguevano sia in Tribunale che nella commissione tributaria provinciale da lui presieduta. Era estraneo a qualsiasi logica di appartenenza dimostrando di essere un ’servitore dello Stato’"

Il giudice Maurizio Paganelli, che lo ha trovato a terra, senza vita, scrive: "Caro Pino, sto facendo qualcosa che non avrei mai pensato di fare. Mi hanno chiesto di ricordarti e dire qualcosa di te. Ma come faccio? Tu sei qui, vicino a me e allora il modo migliore è di rivolgermi a te, come interlocutore diretto, ancora presente. Nella mia mente si affacciano, per primi, il tuo sorriso e l’ironia dissacrante con la quale commentavi la vita, il lavoro, le persone che ti erano vicine e te stesso. Abbiamo lavorato insieme per cinque anni. Cinque anni di lavoro intenso, fianco a fianco, che mi hanno regalato una esperienza umana e professionale fuori dal comune; non lo dimenticherò mai e te ne sono profondamente grato. Ricordo perfettamente il tuo discorso di insediamento come Presidente del Tribunale di Pesaro, un discorso semplice, ma sapiente e pieno di passione per un lavoro che, dicevi, avresti anche fatto gratis tanto lo amavi. Un discorso nel quale si specchiava la tua personalità: semplice e sapiente; una sapienza antica, costruita sullo studio “matto e disperatissimo”, ma anche sulla tua sensibilità così ardente da fare male. Condividevamo un’idea della magistratura secondo cui, per dirla con un’espressione che prendo in prestito e che ti avrebbe divertito, il magistrato non si sente un re ma un cameriere. L’autonomia e l’indipendenza hanno senso solo se si coniugano con la responsabilità per il servizio. Anche i colleghi e i cittadini di Pesaro ti devono riconoscenza: nei cinque anni in cui hai lavorato a Pesaro il nostro tribunale è diventato uno dei migliori uffici giudiziari italiani, siamo riusciti a garantire una risposta celere alla domanda di giustizia, tenendo alta la qualità del servizio. E poi ci sono i ricordi, più personali, che voglio tenere per me. Grazie di tutto caro Pino. Ci vediamo lungo la strada"