
Uno degli sportelli della ex Banca Popolare Valconca
Pesaro, 28 maggio 2025 – Disastri antichi che tornano di attualità quando vanno ad incidere sulla pelle viva delle persone. A rimettere sotto i riflettori la vicenda della ex Banca Valconca, un gruppo di azionisti del pesarese. Questo istituto che ha sede a Morciano di Romagna, proprio al confine della provincia, aveva in totale poco meno di 5mila azionisti ed oltre un migliaio erano del pesarese, non solo risparmiatori ma anche imprenditori importanti: nella pancia della Valconca c’era anche villa Bucci di viale della Repubblica poi finita all’asta. Si scendeva e si scende dal Montefeltro, toccando Urbino, quindi Montecchio – azionisti più numerosi, tra cui la famiglia Vitri – quindi Pesaro per toccare anche Fano. Per un breve periodo presidente anche il costruttore edile Costanzo Perlini di Montecchio.
Qual è il problema?
"Che ci sono persone che hanno comprato le azioni Valconca a 13 euro ed ora si ritrovano con in mano un foglio di carta che vale 0, 80 centesimi e non è nemmeno commerciabile. Uno di quelli finiti nel tritacarne della brutta avventura bancaria della Valconca, oggi ha 77 anni ed aveva in totale tra lui, la moglie operaia e la figlia, una cifra vicina, sui prezzi massimi, a circa 400 mila euro. “Il problema è che nel corso dell’ultimo anno – dice A. V. 77 anni – ho avuto problemi fisici di non poco conto per cui ho dovuto girare un po’ per l’Italia, per ospedali, e di pensione non prendo una fortuna, ma 1700 euro. Se avessi avuto la disponibilità di quei risparmi che sono per il momento andati in fumo, starei un po’ più tranquillo e sereno”.
Perché dice per il momento andati in fumo?
“Perché la banca Valconca è stata rilevata da Cherry Bank e sta lavorando bene per cui spero che un domani che le azioni che abbiamo in mano riprendano un po’ di valore”.
Un domani vicino o lontano?
“Questo è difficile dirlo. Speriamo il più presto possibile. Così come speriamo che l’azione che è stata fatta contro il vecchio consiglio di amministrazione vada a sentenza”.
Sarebbe?
“Abbiamo chiesto 40 milioni di danni ai vecchi amministratori per cui qualche soldino speriamo che rientri. Ora il tutto è nelle mani del tribunale delle imprese di Bologna. Ma i tempi sono lunghi”.
Lei ha messo molti soldi nella Valconca. Perché?
“Perché veniva consigliata ed era considerata un investimento sicuro e poi speravo e confesso anche, visto che ci avevo messo dentro tutti i risparmi di famiglia, che potessi anche sistemare mia figlia nell’istituto di credito. Cosa poi mai avvenuta”.
Altri casi come il suo, si è mai confrontato con qualche altro azionista della Valconca?
“Parlando nelle assemblee che si sono succedute quando la banca è andata in crisi e quando il titolo stava precipitando, ho visto persone che piangevano lacrime amare perché avevano perso tutti i risparmi com’è capitato anche a me”.
Visto che la nuova banca va bene ed il settore è pieno di furbi, le sono venute a proporle per un tozzo di pane di vendere le sue azioni?
“Onestamente da me non si è presentato mai nessuno. Non so ad altri che sono nelle mie stesse condizioni. Ma io le mie non le vendo e le tengo lì sperando nei risultati e nei bilanci della nuova banca. Se non ci sarò più, vorrà dire che i frutti dei sacrifici fatti in questa ultima dozzina di anni se li prenderanno mia figlia e mia nipote”.
m.g.