
Viola, 12enne pesarese, segue l’ex Vuelle Gudmundsson, ora in Spagna "Spero sempre che torni, è gentile ma in campo lotta e ci prova sempre".
A volte può bastare un piccolo gesto per far scattare una scintilla. E’ quello che ha fatto Jon Axel Gudmundsson, cestista islandese che ha vestito la canotta della Vuelle nella stagione 2022/23, culminata con la semifinale contro Milano. Una sera dopo la partita, nel Mc Donald’s a pochi passi dal palasport, ha visto una bimba, ha capito che era una sua fan, e passandogli accanto le ha dato un cinque. Da allora si sono affezionati reciprocamente, tanto che da tre anni Viola, che oggi ha 12 anni, lo segue ovunque. L’ultima avventura l’ha vista sugli spalti di Burgos, una città nel nord della Spagna, con un cartello che parla chiaro: "Ciao Jon Axel, sono venuta da Pesaro per vederti". Ma lui lo sapeva bene, le aveva tenuto i biglietti accanto ai suoi genitori, arrivati dall’Islanda, per la partita decisiva per la promozione in serie A, che la squadra di Gudmundsson (fra l’altro allenata dall’ex vice della Vuelle, Bruno Savignani) ha vinto. E così hanno potuto festeggiare insieme.
"E’ il mio giocatore preferito – racconta Viola – perché lotta, ci prova sempre e fuori dal campo è così gentile. Io non parlo molte parole di inglese, faccio la prima media, ci capiamo più a gesti e coi sorrisi" dice. Anche Viola gioca a basket, ha iniziato 4 anni fa con i Bees in squadra mista, come usa oggi nel minibasket, e da quest’anno è passata all’Olimpia: "Sono andata a vederlo anche a Reggio Emilia, quando con la sua Nazionale ha affrontato l’Italia. Peccato che non giochi più con la Vuelle – sospira – sono abbonata da tre stagioni e spero sempre che un giorno possa tornare da noi". Ormai Viola e Jon Axel sono amici: "Ci ha lasciato il suo numero, così ci scriviamo spesso. Prima della partita decisiva ci ha invitato a vedere l’allenamento. E la foto col cartello che spiega da dove arrivo me l’hanno scattata i suoi genitori".
Una favola che ha colpito anche i media islandesi, la terra da dove proviene Gudmundsson e che non annovera certo molti cestisti. Jon Axel era arrivato in corsa, chiamato da coach Repesa per sostituire Tambone, infortunato: accolto inizialmente con un po’ di diffidenza, seppe conquistare i tifosi con la sua grinta e la sua dedizione difensiva, scegliendo di giocare persino con un dente rotto dopo un colpo ricevuto.
"Sono due anni che decidiamo le vacanze in base a dove gioca Jon Axel – racconta mamma Federica – e finora ci è andata bene, perché la Spagna è bellissima: l’anno scorso ad Alicante, quest’anno a Burgos, due ore da Madrid. A Pesaro lo abbiamo conosciuto perché anche noi dopo le partite cenavamo al McDonald’s e ogni volta si fermava a salutare mia figlia, che allora aveva 9 anni. L’ultima sera, quando si era capito che avrebbe lasciato Pesaro, l’ha aspettata per regalarle la sua maglia da gioco: Viola ha pianto e io più di lei". Una piccola storia, ma dal grande significato, la semplice conferma che in questa città il basket è molto più di uno sport.
Elisabetta Ferri