Bagni pubblici chiusi? Chiamiamo Don Matteo

Bagni pubblici chiusi? Chiamiamo Don Matteo

Bagni pubblici chiusi? Chiamiamo Don Matteo

Gentile lettore, lo spirito fanese lo ha mantenuto, ma l’obolo di un euro per usare un bagno pubblico è roba da ristorante stellato. La questione che il sindaco, o chi per lui, non capisce (questo lo ritengo impossibile) è che ci troviamo di fronte non ad un "optional" ma ad un vero "servizio sociale" che richiede una specie di rete parasanitaria. Lo suggerisce il più semplice degli algoritmi, secondo i quali oggi si muovono le amministrazioni: dei 100.000 abitanti pesaresi, quasi il 30 per cento ha da 65 anni in su, età in cui per gli uomini si aprono le vaste praterie della prostata e per le donne quella delle "perdite". Parliamo di qualche decina di migliaia di persone, sottraiamo quelli che la natura ha dotato di fisici più forti ed ecco che comunque resta una marea di gente che trovandosi all’aperto ha bisogno di usare un bagno con frequenza più o meno grande. In aggiunta ci sono i turisti ai quali, essendo di passaggio, potremmo anche dire di andare in qualche bar (oggi molto più gentili di un tempo), farsi un cappuccio e andare in bagno. A far passare la voglia sono quei trabiccoli alienanti a forma di cabina telefonica: meglio un angolo oscuro che una pisciata chimica. Ha ragione: il sindaco dovrebbe vestirsi da don Matteo, via lo zainetto e su il basco.