Banca Marche: battaglia giudiziaria in Europa

Giovedì sarà discusso il ricorso alla Corte di giustizia: nel mirino la decisione che bloccò l’intervento del Fondo interbancario

Migration

Banca Marche, altro round ma questa volta in Europa. La Corte di giustizia dell’Unione europea, con sede in Lussemburgo, si riunirà giovedì per discutere il ricorso presentato dalle Fondazioni di Pesaro, Fano, Jesi e Macerata e dalla società Montani Antaldi, contro la decisione presa dalla Commissione Europea nel 2015: e cioè il ‘no’ che bloccò l’intervento del Fondo Interbancario al fine di salvare Banca Marche e quindi tutti gli azionisti e i possessori di obbligazioni subordinate. Decisione che decretò la fine dell’istituto marchigiano azzerando i risparmi di migliaia di famiglie e falcidiando anche i patrimoni delle Fondazioni bancarie: perdite che andavano dai 40-50 milioni fino a toccare i 200 per le più grandi, e cioè Pesaro e Macerata che erano di fatto le proprietarie dell’istituto di credito attraverso le partecipazioni azionarie. Le Fondazioni cosa chiedono ai giudici europei? Di accertare "e dichiarare la responsabilità extracontrattuale della Commissione Europea per aver impedito, con illegittime istruzioni rese alle autorità nazionali italiane, la ricapitalizzazione di Banca Marche ad opera del Fondo Interbancario Italiano per la tutela dei depositi". Non solo perché poi le fondazioni chiedono anche di "condannare la Commissione europea al risarcimento dei danni causati alle Fondazioni, stimati secondo i criteri indicati o nelle diversa misura ritenuta di giustizia".

Insomma, in caso di vittoria da parte delle Fondazioni, tecnici e periti dovranno stabilire l’entità del risarcimento. "No, non si possono indicare cifre in caso di risarcimento per cui è inutile avanzare ipotesi in caso di giudizio favorevole", dice il presidente della Fondazione di Pesaro Marco Martelli. Mentre Giorgio Gragnola, presidente della Fondazione di Fano si limita a dire: "Una vicenda molto dolorosa per tutto il territorio, non solo per le fondazioni ma per tutti gli azionisti e gli obbligazionisti".

A proposito di obbligazionisti a chiedere i danni all’Europa per quella decisione del 2015, c’è anche la Montani Antaldi srl, società che aveva in gestione i beni della Fondazione, compreso lo stesso palazzo di via Passeri. Questo perché aveva sottoscritto 5 milioni di euro in obbligazione di BdM, naturalmente tutti i soldi andati in fumo. A firmare questo ricorso al tribunale Europeo, per la Fondazioni di Pesaro, è statol’ex presidente Marco Cangiotti, per la Montani Antaldi il rappresentante Alberto Marchetti e per la fondazioni di Fano l’ex presidente Fabio Tombari. Se è vero che a decidere la liquidazione di BdM su banca d’Italia le Fondazioni affermano "che il danno è imputabile alla Commissione Europea anche se a decidere formalmente furono le autorità nazionali. Di fatto la Banca d’Italia non ha esercitato nessuna discrezionalità in merito, ma ha agito sulla scorta di istruzioni puntuali, impartite dalla Commissione Europea".

Va detto che Pesaro ha ottenuto circa 5 milioni di euro di risarcimento dalla società ‘Pricewaterhouse’ che certificò i bilanci di Banca Marche. I legali delle Fondazioni sono Sandulli e Cimino di Roma, per Pesaro l’avvocato Aldo Valentini.

m.g.