Bentivogli: "Riprendiamoci i lavoratori"

L’ex sindacalista Cisl candidato nel collegio Pesaro Urbino-Ancona del Senato: "Il centrosinistra deve ripartire dalla sua base"

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"Ora pensiamo ad aiutare chi ha perso tutto, ma il tema del dissesto idrogeologico in campagna elettorale ci deve stare eccome". Parole di Marco Bentivogli, 52 anni, anconetano d’adozione, candidato del centrosinistra nel collegio uninominale del Senato Pesaro Urbino-Ancona. Ieri era a Pianello di Ostra, il giorno prima a Serra Sant’Abbondio nell’epicentro della tragedia marchigiana, anche lui con i piedi nel fango.

"Abbiamo sospeso la campagna elettorale – dice – ma questi sono temi cruciali. I vigili del fuoco sempre in prima linea sono passati dagli incendi alle alluvioni: è saltato l’equilibrio, è saltato tutto. Sono temi di cui ci si deve occupare con più determinazione".

E nello specifico il caso marchigiano?

"Ho parlato con sindaci, volontari e cittadini: è evidente che l’allerta è stata data tardi, quando l’emergenza era devastante. Non si può stare in campagna elettorale mentre i fiumi esondano e travolgono tutto. E’ chiaro che non è il momento di puntare il dito, ma qualcosa non ha funzionato, basta vedere le tabelle dell’allerta meteo".

Il Misa fece morti e danni nel 2014, eppure ci ritroviamo in una situazione addirittura peggiore. In questo caso, se ci sono responsabilità, non possono che essere condivise tra centrosinistra e centrodestra. O no?

"Ci sono evidentemente responsabilità di lungo periodo per cui ce n’è per tutti. Allo stesso tempo sono due anni che qui si disinveste sulla protezione civile. Bisogna onorare i nostri morti ma li si onora anche smettendola di dire che questi sono eventi su cui non si può fare nulla".

Passiamo alla campagna elettorale: che sensazioni ha a una settimana dal voto?

"Buone. Noto una cosa negli incontri che facciamo ogni giorno: c’è grande rabbia perché non ci si ricorda nemmeno chi è andato in Parlamento alle scorse elezioni. Tutti spariti il giorno successivo al voto. Ora c’è De Poli (presidente dell’Udc, candidato del centrodestra nel collegio del Senato Pesaro Urbino-Ancona, ndr) che è venuto tre pomeriggi nelle Marche: lui, insomma, è sparito addirittura prima. Nell’altro collegio c’è invece Carloni che lo si trova ovunque: cresime, comunioni e matrimoni compresi. Sembra Checco Zalone, ma poi nell’emergenza è sparito. Lo ritroveremo sotto il sole".

Parliamo di lei, invece: anconetano d’adozione, ex sindacalista.

"Vivo ad Ancona da 21 anni, da sindacalista Cisl (leader dei metalmeccanici nella provincia dorica, poi regionale e infine nazionale, ndr) ho seguito le principali vertenze marchigiane e nazionali, dalla Whirlpool all’Ilva, alla Fiat. Nel Pesarese mi piace ricordare, tra le altre, la vertenza Violini".

E ora si candida in un collegio difficile: ma chi glielo fa fare?

"Può sembrare una scelta da kamikaze, ma credo che la posta in gioco per il Paese sia veramente alta e quindi nessuno si può tirare indietro. Comunque vada si dirà che abbiamo fatto la nostra parte senza risparmiarci".

Basta un giro davanti alle fabbriche per capire che una larga parte della forza lavoro ha perso ogni fiducia nel centrosinistra. Ma è archeologia politica pensare che il Pd debba guardare alle fabbriche?

"Non esiste centrosinistra senza il recuperto della base sociale tra i lavoratori e le lavoratrici. E bisogna estenderla a tutti i lavoratori, dalle finte partite Iva ai lavoratori dipendenti mascherati da lavoratori autonomi".

Gente che ora guarda a destra.

"Per rabbia, magari. Ma la destra non può essere la soluzione. Lo ha già ampiamente dimostrato in passato. La nostra battaglia, ripeto, deve essere quella di recuperare i lavoratori. Ascoltare quel disagio e quella rabbia che non siamo riusciti a rappresentare. E’ soprattutto per questo che ho accettato la sfida".

Roberto Fiaccarini