Benzinai furiosi: "I clienti non ci parlano più" Un rappresentante: "Costi insostenibili"

"Ora spendo 150 euro a settimana per il carburante, prima bastava la metà". In vista due giorni di sciopero (25 e 26) dei distributori

Benzinai furiosi: "I clienti non ci parlano più"  Un rappresentante: "Costi insostenibili"

Benzinai furiosi: "I clienti non ci parlano più" Un rappresentante: "Costi insostenibili"

Sono passati dodici giorni dal primo dell’anno, da quella giornata X che ha visto i prezzi dei carburanti risalire alle stelle. E la situazione non accenna a migliorare. Anzi, sono sempre meno gli utenti che ricorrono al benzinaio preferendo fare da soli. Così risparmiano anche 20 centesimi al litro. Con i prezzi benzina che vanno dal 1,77 euro al litro fino a 1,85 euro al litro, e con il diesel ancora più caro, lo spostamento con i propri mezzi, sia per comodità che per lavoro, inizia a diventare un’impresa: "Faccio circa 50 km al giorno, arrivando a spendere sui 4050 euro di benzina a settimana – dice Maurizio Ligi, dopo aver fatto rifornimento –. Prima, con la stessa cifra riuscivo a girare anche per 10 giorni. Purtroppo queste accise stanno iniziando ad essere pesanti, soprattutto per il fatto che sembra di essere tornati indietro nel tempo ai tempi della crisi del 2000. Devono fare cassa e l’unica cosa a cui non si può rinunciare sono proprio gli spostamenti. Ma i prezzi aumentano e gli stipendi sono sempre gli stessi".

"La prima categoria ad essere presa di mira, ovviamente, è sempre quella della povera gente – aggiunge Marcello Gottardi –. Io sono agente di commercio e con la macchina spendo circa 150 euro di rifornimento alla settimana. Prima di questa manovra riuscivo ad andare in giro con la metà della spesa. Purtroppo non si pensa mai che chi va a fare carburante patisce gravemente la spesa, ma ormai è sotto gli occhi di tutti. Stiamo pagando per delle spese sbagliate". C’è anche chi, dell’aumento, ne risente poco, ma non senza amarezza: "Fortunatamente, abitando in centro, giro poco con la macchina – commenta Tommaso Beccatti –. Se devo andare da qualche parte in città, infatti, usufruisco della bicicletta e muovendomi con quella vado a risparmio. Penso che finché si rimanga sotto i 2 euro al litro, per la benzina, si possa resistere. Certo è che chi ha comprato la macchina a metano o a diesel pensando di risparmiare si è trovato davanti ad una vera e propria sfortuna. Sicuramente si va ad aiutare l’ambiente, però mi sembra assurdo veder pagare 2,50 euro al chilo per il metano". A complicare le cose è anche il fatto che molti, ancora, pensano che la colpa dell’aumento sia del benzinaio: "C’è sempre qualche cliente che fa la battutina – dice Gianfranco Moretti, del distributore Eni in Via Giolitti –, anche se ormai anche i clienti hanno capito che non siamo noi a voler aumentare i prezzi. Più che altro, ormai, nessuno vuole usufruire quasi più del ’Servito’. Prima, magari, si riusciva anche a chiacchierare con i clienti, ma ora è tutto più difficile. Questi aumenti mettono in difficoltà anche a noi".

Per bloccare questa macchina del fango contro i benzinai, sono stati indetti due giorni di sciopero, il 25 e 26 gennaio: "Ho saputo dello sciopero – commenta Franco Scirè, del Road Drinks, il distributore di Metano in Strada Montefeltro – ma da come so è difficile che riesca a farsi, specialmente per un motivo: il preavviso. Infatti, se ricordo bene, non si può organizzare con due settimane di preavviso, ma servirebbe almeno un mese perché si possano avvisare tutti gli esercenti delle varie pompe. Inoltre, per noi, è difficile scioperare, perché siamo rimasti in pochi a servire il metano, specialmente vicino all’autostrada. Poi, se dovessero effettivamente attuare lo sciopero, si vedrà". Insomma, una crisi del carburante che coinvolge tutti e che pare non avere spiragli a breve.

Alessio Zaffini