Segreteria Pd, Bettini lancia Ricci: "Io oggi scelgo lui"

Dall’uomo forte del Pd romano (e non solo) endorsement per il sindaco nella corsa alla segreteria: "Il suo programma lo sento vicino"

Matteo Ricci e Goffredo Bettini durante la presentazione del libro ‘A sinistra. Da capo’

Matteo Ricci e Goffredo Bettini durante la presentazione del libro ‘A sinistra. Da capo’

"La piattaforma programmatica di Matteo è quella che sento più vicina a me rispetto alle altre presentate". Parole di Goffredo Bettini, uno che nel Pd pesa eccome: un’investitura chiara e netta, la sua, a favore di Ricci nella corsa per la segreteria nazionale del partito. L’endorsement che un po’ tutti aspettavano è arrivato ieri sera nell’auditorium di Palazzo Montani Antaldi, pieno di gente arrivata per la presentazione del libro “A sinistra. Da capo“ nel quale Bettini parla dei guai attuali del Pd ripartendo dalle radici della sinistra italiana. Il suo arrivo a Pesaro a due giorni di distanza dalla presentazione del programma di Ricci non poteva essere una banale coincidenza temporale. E infatti è diventata l’occasione per l’investitura: "Vedo una girandola di nomi senza idee e di alleanze senza idee sui nomi stessi", ha detto Bettini riferendosi al dibattito con cui il Pd sta andando verso il congresso. "Non vedo la sostanza delle posizioni ideali – ha proseguito – però devo dire che l’ho vista in particolare nelle parole e nel programma di Ricci. Matteo è giovane, intelligente, politicamente molto veloce, ha una capacità tecnologica che gli invidio, ma anche il profumo di una storia antica fonte di disciplina e di rigore. Una formazione fatta di spirito ideale e concretezza, con spinta riformista". Insomma, una serie di carezze che fanno guadagnare a Ricci punti pesanti sul fronte sinistro del Pd, quello di cui Bettini è uno dei più forti e influenti rappresentanti. Non solo, perché anche Michele Emiliano, governatore della Puglia, intervenendo in video da Bari, ha dato il suo sostanziale appoggio al sindaco, per il quale da oggi si apre probabilmente il secondo tempo della partita per la guida del Pd nazionale. Una partita che resta tutta in salita, questo è certo, ma in cui Ricci non è più solo un panchinaro.

Per il resto, ieri, a Palazzo Montani Antaldi (protagonisti anche Elena Piastra, sindaca di Settimo Torinese, l’ex ministro Cinque Stelle Stefano Patuanelli e la giornalista Veronica Gentili) è andata avanti quella sorta di terapia di gruppo con cui il Pd cerca di ritrovare tracce della propria identità perduta. "Il congresso deve servire al partito per scegliere un indirizzo politico chiaro – ha argomentato Bettini – ma lasciamo stare la Carta dei valori, perché i nostri valori sono quelli della Costituzione. Noi abbiamo il problema dell’identità politica, decidere chi dobbiamo rappresentare. Se un partito di sinistra prende il voto dei ricchi e arriva terzo tra le fasce deboli, c’è qualcosa che non va. E poi dobbiamo definire il soggetto politico, il nuovo partito che vogliamo. Mi fanno ridere molti di quelli che dicono di essere contro le correnti perché sono gli stessi che le hanno passate tutte ottenendone anche benefici personali". Con Bettini ha dialogato Patuanelli, che, tra le altre cose, ha espresso lo stupore "di fronte all’indecisione del Pd di stare con noi o con Calenda e Renzi".

E poi Ricci, le cui parole sono state perfettamente assonanti con quelle di Bettini: "Siamo stati sempre al governo senza aver vinto le elezioni – ha detto –, il nostro ruolo è stato importante ma la nostra identità si è offuscata. Ora il congresso deve essere costituente perché dobbiamo decidere chi vogliamo rappresentare".