Da settembre il Pd di Pesaro ha organizzato le consultazioni del comitato comunale per decidere il candidato sindaco per le prossime elezioni amministrative. Fate due conti e sono già passati tre mesi: la segreteria guidata da Giampiero Bellucci non ha ancora completato le 79 consultazioni individuali previste dei membri del comitato comunale, essendo arrivata a poco più di 50. Evidentemente la scelta del nuovo candidato sindaco non è così urgente. Anzi, forse non è così importante per il Pd, l’erede della doppia tradizione del Pci e della Dc, che è ormai diventato in città un partito da trecento iscritti. Pochi rispetto ai 5.000 di qualche lustro addietro del vecchio Partito Comunista.
Intendiamoci: è inutile stare qui a fare i confronti tra il glorioso passato della sinistra pesarese e l’evoluzione in negativo del Pd, nato dalla fusione tra Pci e Dc per sostenere Romano Prodi nel duello con Silvio Berlusconi. Fatto sta che le consultazioni vanno piano perché qualcuno vuole evitare che ci sia una conflittualità definita negativa tra i due candidati: ovvero l’attuale vice sindaco Daniele Vimini e il vice presidente del consiglio regionale Andrea Biancani. Una concorrenza consacrata a più riprese dall’attuale sindaco Matteo Ricci, ma non affrontata per evitare contrasti interni. Fatto sta che a tutt’oggi le consultazioni si sarebbero fermate a circa una cinquantina di aventi diritto su 79 e la ridotta velocità appare significativa. Bellucci non vuole portare all’esterno gli attuali risultati e soprattutto il fatto che tra Biancani e Vimini in vantaggio c’è il consigliere regionale con almeno il 50% di indicazione sul totale. Mentre un quarto degli interpellati fa ambedue i nomi e un altro quarto avrebbe proposto di decidere attraverso le primarie la candidatura.
Proprio quelle primarie che il sindaco Ricci non vuole assolutamente. Tanto da fare capire in uno dei suoi ultimi discorsi politici che il riferimento ("Nessuno ci dividerà") non era per gli avversari del centro destra ma per una parte degli iscritti al piccolo Pd di questi tempi. Le primarie di partito indicate come un passaggio da evitare. Ecco perché la segreteria del "piccolo" Pd prende tempo e fa riunioni senza completare il risultato delle consultazioni. Convoca i circoli (l’altra sera erano insieme il Centro e Pantano) senza però farli esprimere e magari votare sui nomi. Quindi dopo mesi non si è deciso ancora nulla. Biancani lo ha detto chiaramente di volersi candidare a sindaco e anche per questo in realtà ottiene più indicazioni. Mentre Vimini sta coperto dietro al grande clamore organizzativo della Capitale della Cultura con la speranza che qualcuno poi, direttamente o indirettamente, si ricordi di lui. In realtà fino a che il piccolo partito non si esprimerà non sapremo come può andare a finire. Biancani rischia il logoramento mentre il "viaggiatore internazionale" Vimini rischia di non arrivare ad una reale candidatura. La cosa più semplice sarebbero le primarie, ma è ormai evidente che Ricci non le vuole. La segreteria del partito deve accodarsi. Perché con le primarie nessuno può escludere a priori una vittoria del favorito Biancani. Ma anche lo spuntare di un terzo nome: magari femminile. Chi va piano va lontano, ma in politica non si deve mai esagerare nella lentezza. O no?
Luigi Luminati