Bimbo morto per otite, genitori condannati. Ecco perché: "Dovevano proteggerlo"

Le motivazioni della condanna dei genitori del piccolo deceduto dopo le cure con l'omeopatia

I genitori del piccolo Francesco Bonifazi al funerale

I genitori del piccolo Francesco Bonifazi al funerale

Pesaro, 8 settembre 2019 - Eera morto il 27 maggio 2017 all’ospedale Salesi di Ancona perché il medico che lo curava a casa si era ostinato a prescrivergli rimedi omeopatici invece che un antibiotico che lo avrebbe salvato. E’ la storia di Francesco Bonifazi, il bimbo di 7 anni residente a Cagli, finito tristemente alle cronache suscitando una grande commozione dopo che i genitori, di professione pastai, non avevano avuto la forza di dubitare delle scelte del dottor Massimiliano Mecozzi, 57enne omeopata di Pesaro, loro medico di fiducia da almeno tre anni. Avviate le indagini immediatamente dopo la tragedia, il professionista venne rinviato a giudizio per omicidio colposo dal gup di Ancona, con processo rinviato al 24 settembre; mentre i genitori  del bimbo, Maristella Olivieri di 38 anni e Marco Bonifazi di 50, sono stati condannati, lo scorso 6 giugno, con rito abbreviato a 3 mesi di reclusione per omicidio colposo (pena sospesa). Il pm Daniele Paci li ha accusati di non aver avuto la reazione necessaria di fronte all’aggravarsi delle condizioni del bambino, con l’andare in ospedale. Sono stati, secondo il codice penale, «imprudenti e negligenti»; ma per Maristella e Marco Bonifazi l’otite di cui soffriva il piccolo Francesco non li aveva allarmati di più rispetto a tante altre volte. Ora, sono uscite le motivazioni di quella sentenza che esprime un duro giudizio nei confronti dei due genitori per una scelta giudicata «inadeguata e imprudente». 

Aggiornamento I genitori fanno ricorso

Bimbo morto per otite, condannati i genitori. Nel riquadro il piccolo Francesco Bonifazi
Bimbo morto per otite, condannati i genitori. Nel riquadro il piccolo Francesco Bonifazi

L’udienza è stata rinviata per repliche al 6 giugno quando si deciderà anche sul rinvio a giudizio o meno del medico di Pesaro che aveva in cura il bambino, Massimiliano Mecozzi. Un medico specializzato in omeopatia, accusato di aver consigliato ai genitori di curarlo con preparati omeopatici invece che con antibiotici.

Dopo il brusco peggioramento delle sue condizioni, il bimbo era stato portato all'ospedale di Urbino e poi trasferito al Salesi di Ancona. Il disperato intervento a cui era stato sottoposto nella notte tra il 23 e il 24 maggio si era rivelato inutile e il bimbo era deceduto tre giorni dopo. Le richiesta di pena per i genitori sono state avanzate dal pm Daniele Paci. La difesa, sostenuta dall'avvoato Federico Gori, sostiene che i genitori non ebbero un approccio integralista a favore di una cura omeopatica e che si affidarono al medico che invece avrebbe dovuto percepire la progressione dell'otite, degenerata in encefalite, e consigliare altre terapie. Nella sua arringa l'avvocato Fabio Palazzo, legale di Mecozzi, ha escluso la responsabilità del medico. Prima delle decisioni del gup nella prossima udienza le parti potranno parlare per le rispettive repliche.

il Resto del Carlino«Non hanno esercitato l’obbligo di protezione nei confronti del figlio». Questa la motivazione della sentenza espressa lo scorso 6 giugno nei confronti di Maristella e Marco Bonifazi, i genitori del piccolo Francesco, morto a 7 anni per un’otite curata con l’omeopatia anziché con antibiotici, seguendo le direttive date dal medico Massimiliano Mecozzi, con studio a Fano, che comparirà al tribunale di Ancona il prossimo 24 settembre per l’avvio del processo nei suoi confronti e che vede una ricostruzione dei fatti piena di responsabilità giudicate molto gravi. I genitori del bimbo sono stati accusati di aver compiuto una scelta definita «inadeguata e imprudente» nel vedere inoltre nell’omeopata una «unica figura di riferimento nonostante la rigidità del professionista nell’approccio all’uso di terapie vaccinali e antibiotiche».

Dunque «vigilanza e vaglio di attendibilità dell’attività svolta dal medico» sarebbero mancate da parte dei genitori del piccolo perché «neppure la fiducia riposta nel medico, legittima e giustificata, può escludere un residuo obbligo di protezione nei confronti del minore». Il papà e la mamma di Francesco si evince quindi che si sarebbero dovuti rivolgere a un altro pediatra. Il tutto invece veniva curato con infiammatori naturali quali camomilla, gelsemium, hipericum mentre la tachipirina si sarebbe potuta usare solo con febbre superiore a 43 gradi. Nessuna vaccinazione, inoltre, per evitare l’inefficacia del trattamento in atto. Quella che si stava curando, stando a quanto riportato dal giudice per le indagini preliminari Paola Moscaroli, era inoltre un’otite giudicata ‘media’ che si sarebbe potuta trattare e sconfiggere con successo utilizzando antibiotici dati per tempo.

Eppure Mecozzi continuò a distribuire consigli omeopatici da quel 7 al 27 maggio 2017, spesso via telefono, anche quando la situazione stava via via peggiorando, fino all’arrivo al Salesi dove, quando giunse il bimbo, era ormai troppo tardi perché i medici potessero compiere il miracolo. Il bimbo venne dunque curato esclusivamente con rimedi naturali nonostante il suo continuo peggiorare. I genitori riferirono tutto ciò all’omeopata ma la risposta del medico fu che stava «spurgando». I genitori, notando i peggioramenti, continuarono a rivolgersi a Mecozzi il quale lo visitò il 18 maggio rimproverandoli per averglielo portato. Intanto, l’avvocato della famiglia Federico Gori, all’uscita della sentenza riferì che, una volta che sarebbero state rese note le motivazioni, avrebbe presentato ricorso mentre il coordinamento delle associazioni dell’omeoterapia presieduto da Marco Del Prete, tramite un decalogo a reso noto che non bisogna «mai sostituire l’antibiotico, scegliere sempre le cure convenzionali se necessarie, applicare il principio dell’integrazione».